Come si combina un matrimonio

 

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- E quello chi cazzo è?

Andrea fa un cenno con la testa e Duccio guarda in quella direzione. Sorride. Sì, Andrea è stato via un anno, a lavorare in Cina, e quindi non ha mai visto Mauro. È meno di un anno che Mauro si fa vedere nel giro.

- Quello è Mauro, è un ispettore di polizia.

- Cazzo!

- Sì, puoi dirlo. Alessio, che va nella sua stessa palestra, dice che senza i vestiti è ancora meglio ed è pure ben dotato.

- Cazzo! Cazzo!

Duccio ghigna.

- Non facile da portare a letto, però, non è molto interessato a provare.

- Cazzo!

Duccio lancia un’occhiata ad Andrea: la sua conversazione sta diventando un po’ monotona, anche se ora si avverte una chiara nota di delusione, diversa dall’entusiasmo di prima.

- Ettore, l’unico che ha avuto modo di verificare - ha avuto una breve storia con lui – dice che a letto funziona molto bene. Insomma, il maschio ideale, che qualunque ragazza vorrebbe avere nel letto.

- Cazzo!

Questa volta una forte espressione di desiderio, con una sfumatura di rimpianto, forse.

Duccio non aggiunge altro. Tanto sa come commenterebbe Andrea.

Andrea fissa Mauro con una tale intensità che pare volerlo divorare. Ma Mauro non si è nemmeno guardato intorno. È insieme a Gianni e a un altro amico, con cui chiacchiera.

Andrea si riscuote:

- È un amico di Gianni? Sono arrivati insieme.

- Sì, si vedono ogni tanto.

- Tu lo conosci?

- Sì, abbastanza. Gianni me l’ha presentato.

- Senti, Duccio, fammi ‘sto favore. Gianni è amico tuo. Avviciniamoci e presentami Mauro. E poi ci sediamo con loro, che ne dici? Mi dai una mano a rompere il ghiaccio…

Poi guarda Mauro e dice:

- Cazzo!

È di nuovo perso. Sembra aver dimenticato la sua stessa proposta e non si accorge neanche che sta arrivando Omar.

- Ciao. Come state?

Dopo il solito scambio di saluti, Omar inarca le sopracciglia e dice:

- Chi stai puntando, Andrea? Sembri un cane che ha sentito l’odore della lepre.

Duccio risponde per lui:

- Ha visto Mauro. Folgorato sulla via di Damasco.

- Eh? Ma Damasco non è in Arabia o da quelle parti?

Duccio sospira. Con Omar il linguaggio figurato non funziona, i riferimenti culturali sono del tutto sprecati (quella del cane e la lepre gli è venuta solo perché va a caccia). QI tra l’australopiteco e lo scimpanzé. Però muscoli di tutto rispetto, questo bisogna riconoscerlo: passasse sui libri la metà delle ore che passa in palestra, magari saprebbe perfino usare un congiuntivo. O forse il congiuntivo sarebbe comunque troppo per lui?

Andrea scuote la testa e ripete:

- Cazzo!

Duccio sintetizza:

- Insomma, appena l’ha visto, è stato un colpo di fulmine!

Omar infine capisce (qualche espressione figurata si può usare, tutto sommato). Si rivolge ad Andrea:

- Mauro? Intendi sistemarti? Hai finalmente deciso di mettere la testa a posto?

- Che cazzo dici?

Duccio registra che Andrea ha ritrovato l’uso di due parole, oltre a “cazzo”: è già un progresso. Duccio interviene e spiega:

- Mauro è un ragazzo d’altri tempi. Niente sesso facile. Fai conoscenza, gli fai la corte, lo coltivi con cura, lo annaffi quando occorre e poi vi sposate in chiesa. Solo allora te lo mette in culo.

- Ma in chiesa non si possono mica sposare.

Duccio sospira, rassegnato: l’intervento di Omar è una conferma di quanto già sapeva.

La testa di Andrea è da un’altra parte. Non molto lontano, lungo la parete dove si trovano Mauro ed i suoi due amici. Registra le informazioni che gli danno gli altri solo quando riguardano Mauro. Gli sfugge:

- Cazzo!

Duccio si dice che è ora di intervenire, perché tra uno che ha il cervello di una scimmia (è da discutere che arrivi all’australopiteco: piuttosto uno scimpanzé evoluto) e uno completamente rincoglionito dalla vista di Mauro, la serata rischia di trasformarsi in una noia mortale. Magari viene fuori un matrimonio, se Andrea riesce a far colpo.

- Va bene, te lo presento. Vieni.

Andrea ha un guizzo: sorride beato, poi guarda Mauro. Sul viso appare una smorfia di panico:

- Oddio… ce la farò? Ce la devo fare! Dammi una mano, Duccio, ti prego.

Andrea di solito è piuttosto sicuro di sé ed è un ottimo conversatore, ma la vista di Mauro sembra avere un effetto paralizzante.

Si avvicinano, presentazioni, saluti, Duccio, che in fondo ha buon cuore, butta lì che Andrea è appena tornato dalla Cina, dove lo ha mandato l’azienda per cui lavora. Gli altri chiedono, curiosi, forse più per cortesia che altro. Andrea sembra aver recuperato la lucidità necessaria per tenere banco. Dà fondo a tutte le sue risorse, che non sono poche. Mauro sembra davvero interessato all’esperienza in Cina. Sorride alle battute di Andrea, ma pone soprattutto domande su come vivono gli stranieri in Cina e sulla realtà del paese. Chiede ad Andrea se ha imparato un po’ di cinese, ma Andrea non è andato oltre i saluti.

La conversazione procede, ma Duccio ha l’impressione che Andrea non stia facendo molta strada nella direzione che gli interessa. E infatti dopo un’oretta Mauro saluta, senza che ci sia stato nessun progresso significativo.

 

*

 

Gianni sta guardando il suo bicchiere. In questi giorni ci sono momenti in cui si perde in riflessioni, estraniandosi completamente dalla realtà. La solitudine gli pesa, anche se è stata una sua scelta. Si pone domande, cerca di capire.

Non si è accorto di Duccio che si è avvicinato.

- Ti spiace se mi siedo qui?

Gianni sorride:

- No, figurati. Come stai, Duccio?

- Bene. Tu?

Gianni scrolla le spalle.

- Sopravvivo ai miei malanni.

- Naturale, quando si raggiunge una certa età non si può pretendere molto…

Gianni ha quattro anni in più di Duccio, il che significa cinquantuno. Fulmina Duccio con lo sguardo.

- Ma non ti si secca mai la lingua?

- No, la tengo sempre in esercizio.

- Però, a volte faresti bene a controllare se è collegata al cervello, prima di usarla…

- Dipende, con certa gente, in fondo non fa differenza…

Gianni emette una specie di grugnito.

Duccio riprende:

- Senti, facciamo un’opera buona.

- Un’opera buona, tu?

Gianni si finge dubbioso. Duccio insiste:

- Sì, sì, sai che in fondo in fondo sono un buono.

- In fondo dove?

- Dove tu hai il cervello…

Gianni lo guarda senza dire niente.

- Passiamo alle cose serie. Che ne diresti di aiutarmi a combinare un matrimonio?

- Un matrimonio? Da quando non ti tira più ti sei messo a fare il sensale di matrimoni?

Duccio ignora la provocazione:

- Sì, tra Mauro e Andrea. Secondo me sono fatti uno per l’altro.

Gianni ci pensa un momento, poi dice:

- Ho dei dubbi.

- Anch’io.

- Senti, mi stai prendendo per il culo?

- Io? Figurati! Insomma, Andrea è cotto: l’ha visto tre volte ed ha cercato disperatamente di far colpo. Mauro sorride, scherza volentieri, ma non fa un passo. Per di più si vede poco in giro e Andrea non sa come contattarlo.

Gianni annuisce, senza commentare.

- Diamogli un’occasione, a questi due poveretti! Sono giovani e hanno tutto il tempo di fare i loro errori.

Gianni annuisce di nuovo. Di errori pensa di averne già fatti abbastanza, per cui adesso potrebbe farne a meno.

- E che cosa proponi?

- Una cena a casa tua.

- A casa mia? Perché non a casa tua?

- In primo luogo perché non è precisamente accogliente come la tua.

- Di’ pure che è un puttanaio.

- E poi sono io quello con la lingua tagliente.

- Secondo me quando lo lecchi a qualcuno glielo fai a fette, ma passiamo oltre. In secondo luogo?

- In secondo luogo, nessuno cucina come te, Gianni.

- Mettiamo in chiaro una cosa: se, e sottolineo se, combiniamo questa cena, ognuno porta un piatto.

- Se facciamo portare un piatto ad Andrea e Mauro lo assaggia, Andrea non ha più nessuna speranza.

- Porterà il vino, come sempre, linguaccia.

- Sei un angelo, Gianni.

- Non ho detto di sì.

- Certo che hai detto di sì. Hai usato l’indicativo futuro semplice, non il condizionale presente (o quello passato, periodo ipotetico dell’impossibilità).

- Senti, Duccio, ma come fanno i tuoi allievi a sopportarti?

- Mi adorano.

- Sì, come un calcio nei coglioni.

 

*

 

La scelta degli invitati richiede un lungo lavoro preparatorio.

È Gianni a chiedere:

- Allora, chi invitiamo?

- In primis Andrea e Mauro.

- Fino lì c’ero arrivato anch’io.

- Io e te.

- Tu? Perché tu?

Duccio guarda Gianni, come se fosse scandalizzato. Sa benissimo che Gianni scherza, fa parte delle loro schermaglie.

- Ma come… Certo che hai proprio la faccia come il culo.

- Sì, lo so che ho una bella faccia, ma questo che c’entra?

Sul fatto che Gianni abbia una bella faccia, Duccio è d’accordo: c’è nel sorriso di Gianni una dolcezza che gli piace un casino. Ed anche il culo di Gianni gli piace. Ma ovviamente non lo ammetterebbe mai, per cui ritorna all’argomento principale:

- Insomma, io ti ho proposto questa splendida idea e tu mi taglieresti fuori? Chi dà una mano ad Andrea per sostenerlo?

- Va bene, va bene. Ma solo perché ho buon cuore.

- Bisogna far uscire Andrea e Mauro insieme. Quindi, in qualche modo gli altri se ne vanno prima o dopo di loro.

- Che fai, li mandi via tu? Li fai scappare con la tua linguaccia velenosa?

- No, senti, invitiamo Francesco… se ti va bene.

- Sai che siamo rimasti in ottimi rapporti. Con me non tagliano tutti i ponti come fanno con te.

- Ma non ero io la linguaccia?

- Cerco di essere all’altezza. E poi si sa: chi va con lo zoppo impara a zoppicare.

- Soprassediamo. Allora: Francesco. Tanto va via presto, adesso che si è messo a camminare in montagna tutte le domeniche. Dio solo sa che gli è preso…

- Gli piace la guida del CAI.

- Ah, capito! E poi Filippo, tanto il sabato notte è sempre di guardia.

- E se non lo è la sera che decidiamo di fare la cena?

- Tu ti informi. Prima gli chiedi se è di guardia sabato prossimo, se lui ti dice di sì, lo inviti, altrimenti dici che stai pensando a una cena, ma non sei sicuro se sarà il sabato che viene o quello dopo. Una delle due sere è di guardia di sicuro.

- Hai già anche deciso la data. Grazie per avermi avvisato.

- Sai che sono buono…

- Va bene, rimani solo tu.

- Io me ne vado più tardi. Andrea, avvisato, esce con me e di sicuro Mauro non rimane da solo con te.

- Perché no? Magari vuole sedurmi.

Duccio sfodera un’espressione dubbiosa.

- Dici che ha tanto cattivo gusto?

In realtà l’idea che Mauro rimanga con Gianni dà fastidio a Duccio, che sa benissimo il perché.

Gianni non finge di essere offeso. Ghigna:

- Va bene, non lo mettiamo alla prova, se vuoi sbadiglio pure per mandarlo via. Ma non capisco: se uscite in tre, non funziona. Due è una compagnia, tre è una folla. Ti butti nella tromba delle scale? Così Andrea può aiutare Mauro a riprendersi dallo shock o viceversa?

- No, tu mi trattieni con una scusa. Qualche cosa che vuoi chiedermi per il computer.

In effetti Gianni si è già rivolto due volte a Duccio per farsi insegnare delle cose, soprattutto sull’elaborazione delle immagini digitali.

- Può essere un’idea, così almeno ti rendi utile.

 

*

 

Andrea arriva per primo, un po’ impaziente. Ha portato il vino, come al solito: non chiedetegli di cucinare, non è il suo campo, lui preferisce consumare, è un’ottima forchetta. Però le bottiglie le sa scegliere, bisogna riconoscerlo, anche se tende un po’ a risparmiare. Anche Gianni, che è piuttosto esigente, è soddisfatto. Poi arriva Filippo, anche lui in anticipo, con la sua immancabile insalata russa. Si ripete, ma bisogna riconoscere che è buona, anche se un po’ più di tonno non guasterebbe.

Mauro è puntualissimo. Gli è toccato il dolce. Come cucinerà? Mentre sistema la torta di nocciole su un piatto, Gianni la osserva. È fatta in casa e promette bene. Anche l’odore supera il controllo. La presentazione non è perfetta (meglio, in cucina Gianni ama la qualità, non la concorrenza), ma Gianni ci scommetterebbe che la torta è buona.

Duccio arriva un po’ dopo. Questa volta ha sperimentato una torta Pasqualina. Cucinare gli piace, cambia spesso piatto. Gianni ritiene che non sempre i risultati raggiungano uno standard soddisfacente, ma bisogna accontentarsi. Francesco, l’ex di Gianni, arriva ultimo, come sempre, con una selezione di formaggi. Anche se i loro gusti non coincidono (Gianni preferisce i formaggi dal gusto forte, Francesco è per quelli più delicati – ma non è per questo che si sono separati), la scelta è sempre di buon livello: Francesco ha messo a frutto le lezioni che Gianni gli ha fornito in due anni di convivenza.

Francesco dice che in cucina pensa spesso a Gianni. Duccio gli ha chiesto una volta a quale parte di Gianni pensava e come gli sarebbe piaciuto gustarla. Si è parlato di un cosciotto arrosto e Gianni ha dovuto riconoscere che il procedimento di cottura proposto da Francesco era ineccepibile. Nonostante questo non intendeva prestare una delle sue cosce per l’uso, neanche se gli assicuravano che l’avrebbero invitato a cena: ci teneva alla simmetria del suo culo.

Adesso quando si ritrovano a cena, immancabilmente Duccio chiede a Francesco quale parte del corpo di Gianni ha cucinato e Francesco fornisce ogni volta una risposta diversa: è diventato un gioco.

Anche questa volta si svolge come da copione. Francesco porge la battuta:

- Nella scelta dei formaggi ho pensato a Gianni. In cucina non riesco a togliermelo di mente.

Duccio interviene con l’immancabile:

- Ah sì?

E, come se non fosse un gioco vecchio come il mondo, prosegue:

- E allora? Che parte del corpo gli avresti cucinato, questa volta?

- Secondo me l’uccello: dev’essere delizioso in umido con i funghi trifolati.

 Gianni si finge indignato:

- Cosa? Il mio uccello? Dovresti vergognarti!

Duccio interviene:

- Ma dai, che tanto non te ne fai niente, a parte pisciare.

Gianni assume un’aria profondamente offesa.

- Niente? Ricordo benissimo che non più di un anno fa l’ho usato per altro.

In effetti Gianni non si dà molto da fare, da quando lui e Francesco si sono lasciati, almeno un anno e mezzo fa. Come Mauro, non ama il mordi e fuggi. Ha scelto di rimanere da solo.

Duccio insiste:

- L’hai usato? Per che cosa? Per sentire la temperatura dell’acqua nella vasca?

Gianni non risponde. Prende invece il grosso coltello da cucina e dice:

- Adesso invece potrei usare questo…

E mentre lo dice, Gianni guarda Duccio, come se meditasse di servirsi del coltello per tagliargli qualche cosa (lingua, testa, uccello: ognuno è libero di interpretare).

- Non prima di cena, per favore. Io ho una fame da lupo.

L’intervento di Filippo mette fine alla schermaglia e tutti si dirigono a tavola. Gianni ha preparato qualche stuzzichino come antipasto e osserva con piacere le espressioni ammirate dei suoi ospiti. Ci tiene alla sua fama, meritata, di ottimo cuoco.

Anche questa sera Duccio fa da spalla ad Andrea, in modo che possa fare bella figura. Gianni è meno bravo in questo, ma fa la sua parte. In ogni caso, come ha detto a Duccio quando hanno combinato la cena, un buon pasto contribuisce a mettere gli uomini nello stato d’animo giusto per il dopo. E, tanto per dare un ulteriore contributo, nei suoi antipastini Gianni ha fatto ampio uso di afrodisiaci (naturali: non ha sminuzzato una pastiglia di Viagra, anche se Duccio l’aveva proposto).

Sono tutti rilassati e contenti, anche la torta di Mauro era buona (Gianni però ci avrebbe messo meno zucchero).

Chiacchierano ancora in salotto, ma non fanno molto tardi.

Filippo è il primo ad andarsene, perché ha il turno di notte. Bella rottura lavorare sabato notte, ma pare che gli ospedali non possano fare a meno di infermieri neanche la notte del sabato. Anche Francesco va via presto, come spesso succede. Domani va in montagna e preferisce non fare tanto tardi: con la guida del CAI vuole essere al massimo della forma.

Tutto come previsto. Adesso si tratta di far uscire insieme Andrea e Mauro, per cui quando Mauro si alza, dicendo che ora è meglio che vada, ed Andrea ovviamente concorda e si dispone a partire, Gianni chiede a Duccio se non gli spiace fermarsi ancora un momento per fargli vedere alcuni comandi di Adobe Photoshop: è passato da poco al digitale e non padroneggia ancora bene il programma.  

Duccio acconsente. Dice:

- Io ci provo, ma ti avviso: per capire ci vuole un cervello funzionante almeno part-time.

- Se hai capito tu, capirò senz’altro anch’io…

Andrea e Mauro scendono da soli.

Quando sono usciti, Duccio dice, rivolto verso la porta chiusa:

- Auguri e figli maschi!

E scoppia a ridere.

Gianni sorride.

- Sì, secondo me Andrea ce la fa. Gli hai fatto da spalla in modo spudorato, questa sera, perché facesse bella figura.

- Come concordato, no? E tu mi hai bloccato qui. Chissà cosa penseranno: si immagineranno che è tutta una scusa…

Gianni sorride e non replica. Cambia argomento:

- Però i comandi me li fai vedere davvero, adesso. O hai da fare? Tanto non puoi scendere ora, magari rimangono a parlare in strada. Se ti vedono, che cosa pensano?

- Sai che per te sarei disposto a tutto!

Gianni sfodera un’espressione alquanto dubbiosa. Duccio insiste:

- Mettimi alla prova, potrei… potrei

- … lavare i piatti di questa sera?

- Questo è molto scorretto! Comunque hai la lavapiatti. Posso però aiutarti a riordinare.

In realtà tutto è già stato riordinato: Gianni detesta il disordine ed ha sistemato i piatti nella lavastoviglie man man che li toglieva dal tavolo e le altre cose mentre gli ospiti erano in salotto. Rimane pochissimo da mettere via.

- Capirai la fatica! Vabbe’, ho capito, mettiamoci al computer.

 

*

 

Duccio è contento di aiutare Gianni con il programma. Gianni gli piace parecchio e Duccio ha il sospetto che Gianni l’abbia capito. Ma non è uno facile da portare a letto e Duccio ha preferito evitare un no che avrebbe potuto incrinare una bella amicizia.

Si siedono davanti al computer, su due sedie affiancate. Duccio lancia lì:

- Vediamo, hai qualche foto interessante su cui lavorare? Se la foto è interessante viene meglio.

Gianni lo guarda.

- Che cosa intendi per “interessante”? Il Sahara sotto la neve? Purtroppo quando ci sono stato non nevicava.

Duccio storce la bocca, senza replicare. Gianni prosegue:

- La Mole Antonelliana? Il Valentino? La reggia di Venaria? Palazzo Carignano…

Duccio lo interrompe, prima che completi l’elenco di tutti i luoghi notevoli di Torino e dintorni:

- Mauro, ad esempio.

- Non mi ha dato sue foto, ma ne ho un sacco di un altro maschio ben più affascinante.

- E sarebbe?

L’espressione di Duccio non lascia dubbi sul fatto che è poco convinto.

- Adesso te le tiro fuori.

Gianni si impadronisce del mouse, apre il programma e poi una cartella.

- Ecco, meglio di così…

Duccio guarda le foto: il soggetto è Gianni, che non è malaccio, anche se non regge il confronto con Mauro (e neppure con alcuni altri maschi di loro comune conoscenza). Per Duccio è comunque il soggetto ideale, ma questo non lo ammetterebbe mai, per cui guarda l’amico, inarca le sopracciglia e dice, rassegnato:

- Partiamo pure da queste. Diciamo che qualunque ritocco sarà per forza un miglioramento.

Gianni assume nuovamente la sua aria offesa.

Sono belle le foto, Gianni ci sa fare, anche con l’autoscatto. Duccio le scorre. A un certo punto Gianni si vede in versione integrale, lato A e lato B, e questo fa un certo effetto a Duccio. Gli sembra di avere la gola secca.

Infine Duccio arriva a una foto in cui Gianni ce l’ha duro. Già a riposo l’arnese era niente male, ma adesso lo lascia col fiato corto.

Duccio però non rimane facilmente senza parole e lancia lì:

- Certo che con i ritocchi ci sai fare… Che cosa vuoi sapere ancora?

- Ritocchi? Autentico, certificato.

- Non ci credo neanche se lo vedo.

- Allora, se sei come san Tommaso, puoi controllare con il tatto.

Di colpo Duccio si sente sbalestrato. Cerca di stare al gioco, ma gli sembra che nella sua testa i pensieri stiano diventando torbidi, che quel loro stare seduti uno accanto all’altro stia assumendo nuovi significati. È in ansia, anche se non lo ammetterebbe mai.

- Vorresti dire che è così, adesso? Hai preso il Viagra mentre riordinavi in cucina?

Questa volta Gianni non fa finta di essere offeso. Ha un’espressione sorniona:

- No, non è così, adesso. Ma se usi la mano, lo diventa in fretta.

Duccio ha un attimo di smarrimento. Gianni non si è mai dimostrato interessato alle scopate frettolose. Che cosa succede?

Cerca ancora di tener fede alla sua immagine di uomo con la lingua pronta e ribatte:

- E se poi scopro che è una bufala?

La replica non è certo all’altezza della sua fama, ma Duccio è troppo consapevole della vicinanza di Gianni, del suo odore, del calore del corpo che sfiora il suo. E soprattutto è conscio del battito accelerato del proprio cuore, del desiderio che preme, della paura di essere respinto, del sentimento che ha sempre cercato di tenere a freno.

- Al massimo un bufalo, maschio. Puoi verificare.

 Duccio si volta verso Gianni e lo guarda negli occhi, smarrito.

- … sempre che ti interessi.

 

*

 

Lo sguardo di Duccio è la conferma che Gianni cercava. Quello che Duccio desidera va oltre ciò che sta per succedere e questo è quanto Gianni voleva sapere. Non può prevedere il futuro, ma quello cercheranno di costruirlo insieme, come forse Andrea e Mauro hanno incominciato a fare.

Gianni prende il viso di Duccio tra le mani e lo bacia sulla bocca. Aspetta che Duccio si abbandoni completamente al bacio, poi si stacca da lui e si alza.

- La maschera di contrasto me la fai vedere domani mattina. Tanto non penserai mica di andartene subito dopo, vero?

Duccio ha ritrovato la voce:

- Se cucini tu, direi che mi posso fermare anche qualche anno.

Gianni sorride e spegne il computer, mentre risponde:

- Di sicuro non ti lascio toccare i fornelli.

Duccio ha recuperato la lingua, ma il cuore accelera il battito, mentre dice:

- Hai ragione. Esigente come sei, temo che il nostro matrimonio andrebbe a rotoli in una settimana. Io sono di bocca buona e mi accontento.

Gianni non si volta verso Duccio: non vuole lasciar trapelare la felicità che sente debordare.

- Matrimonio?

- Eravamo d’accordo che combinavamo un matrimonio, questa sera, no? Direi che l’abbiamo combinato. Se ti va bene…

Gianni sorride.

- Mi va bene, tanto, quando non sono a tavola, sono di bocca buona e mi accontento.

 

2012

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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