L’incipit del romanzo
Ispettore Ferraris. Punto e a capo
1. - Di questa faccenda si occuperà lei,
Ferraris. È una faccenda delicata. Maledettamente delicata. I Burzio sono una delle famiglie che contano, a
Torino, non devo
venirglielo a dire io.
Ci vada con i piedi di piombo. Ferraris annuisce.
Tutto nella norma: i casini grossi se li becca l’ispettore Ferraris, questo è risaputo. Ispettore e non commissario, anche se
i gradi li ha meritati più volte sul campo,
ma si sa, uno frocio ed incazzoso come lui, commissario non diventerà mai, neanche in Italia vincesse Zapatero. Il concorso l’ha
dato, ma è inutile che aspetti i risultati, tanto… Il
commissario riprende: - Per questa indagine le assegno Volturno. Ho piacere che mi dia un parere
su di lui. Anche questo nella norma: i nuovi agenti lavorano un po’
con tutti gli ispettori. Volturno nuovo non è, ormai è nella polizia da
quattro anni, ma nel commissariato è arrivato solo sei mesi fa Il
commissario finisce con la solita - E mi raccomando,
Ferraris. Quella gente
va trattata con i guanti. Delicatezza, molta delicatezza. E finezza. Ferraris
risponde, di slancio: - Per il cazzo di Satana, commissario, quanto a finezza, sa che a me non me la mette in culo nessuno. La battuta
è vecchia come il cucco, ma la
smorfia del commissario,
con la bocca a culo di gallina, ripaga Ferraris della perenne frustrazione di avere un superiore
incapace. O forse, soltanto, di avere un
superiore. Ferraris
si alza. Il punto di partenza è chiaro: se Enea Burzio, ricchissimo industriale torinese, uno di quelli che sono multimilionari anche adesso che c’è l’euro, non è tornato a casa ieri sera, la prima cosa da fare è andare a parlare con la moglie, quella che ha telefonato già tre volte. Ha telefonato, senza neppure venire di persona. Ieri
sera il commissario ha inviato un agente, si sa: i Burzio sono i
Burzio, per la denuncia c’è sempre tempo, intanto il controllo negli
ospedali, la verifica nei diversi commissariati, e così via. Ma non è venuto fuori nulla. Passa
davanti alla stanza dove tre agenti stanno discutendo, di politica, gli pare di capire. -
Volturno, prepara l’auto che andiamo. Volturno
si alza subito,
sorridendo, e Ferraris
gli lancia una rapida occhiata. Ha già avuto tutte le occasioni che voleva per
guardarlo e l’occhiata
gli conferma ciò che sa benissimo. Un corpo ben costruito, di uno che va in palestra, ma senza strafare. Un viso dalla
carnagione un po’
scura, capelli neri, un pizzo che gli incornicia la bocca ed il mento. Occhi
scurissimi, quasi neri. Ed
un sorriso da pubblicità del dentifricio. Per il culo di Satana, se soltanto lo Sarà davvero un bel lustrarsi gli occhi. |