Nel motel
Eric entra nel grattacielo
e si guarda attorno: l’ingresso è un’ampia sala circolare, illuminata da due
ampie vetrate: una sulla strada e una su un giardino interno. Eric si dirige al banco
dell’accoglienza. La giovane donna al banco sorride cortesemente, senza
manifestare nessuna perplessità, ma non deve essere frequente che in un
palazzo esclusivo come questo si presenti un nero vestito in modo informale. - Buongiorno. Ho un
appuntamento con il signor Baggerley, al
quarantaduesimo piano. Il sorriso della ragazza
si allarga. - Chi devo dire? - Richards. - Avviso immediatamente. La ragazza prende il
ricevitore, preme un tasto e trasmette l’informazione. Poi riattacca e dice a
Eric: - Arrivano subito. Poco dopo arriva un uomo,
che dà un’occhiata a Eric e, senza chiedere nulla, gli dice: - Venga con me, signor
Richards. Passano in un corridoio e
raggiungono un ascensore. L’uomo inserisce una chiave e l’ascensore si apre:
evidentemente è riservato al proprietario del quarantaduesimo piano. Salgono
e l’uomo mette in moto, con la stessa chiave. L’uomo non parla e anche
Eric rimane in silenzio. Osserva il suo accompagnatore, che è certamente una
guardia del corpo. Non molto alto, robusto, viso dai lineamenti marcati,
mascella squadrata, occhi chiarissimi. Quando arrivano al
quarantaduesimo piano, la porta si apre. Due uomini li aspettano. Controllano
rapidamente che Eric non abbia armi, poi lo fanno passare in un’ampia stanza.
Qui un uomo alla scrivania lo saluta. - Benvenuto, signor
Richards. Si accomodi pure. Tra un attimo il signor Baggerley
la riceverà. L’uomo gli indica una
poltrona in pelle e Eric si siede. Guarda attraverso la grande vetrata il
panorama della città. Un ufficio come questo deve costare una fortuna, ma il
signor Baggerley è ricchissimo: il traffico di armi
rende molto. La polizia e l’FBI non sono mai riusciti a incastrarlo, anche se
conoscono le sue attività illecite. Dopo pochi minuti si sente
un suono e l’uomo si rivolge a Eric: - Può passare. Indica la porta con un
gesto. Eric si alza e raggiunge la porta, la apre ed entra in una stanza più
grande della prima e altrettanto luminosa. Alla scrivania è seduto un uomo
sui quaranta, forse cinquanta: il signor Baggerley.
Pochi capelli tagliati molto corti, barba e baffi neri, occhi verdi. Non un
bell’uomo, ma molto virile. Brian Baggerley
guarda Eric e annuisce. - Siediti, Richards. Eric esegue. Baggerley gli dice: - So che sei uno dei
migliori killer. E mi hanno detto che sei un vero figlio di puttana e non
arretri davanti a niente. Io ho bisogno di un figlio di puttana. Eric guarda Baggerley e sorride. - Sì, sono un figlio di
puttana. - Benissimo. Baggerley fissa ancora un momento Eric. Ha uno
sguardo penetrante. Eric ha l’impressione che gli legga dentro. Brian riprende: - Voglio che tu uccida un
uomo. È un uomo molto ricco, più di quanto tu possa immaginare, e molto
potente. Tra dieci giorni partirà per l’Arizona, dove pernotterà in motel di quart’ordine. Baggerley sorride. - Quell’uomo è un porco,
gli piacciono i motel squallidi, le camere luride, i letti con le lenzuola
mal lavate, il cesso pulito in modo approssimativo. Io ti darò l’elenco dei
motel e le date in cui soggiornerà in ognuno. Tu sceglierai la notte in cui
lo ucciderai, in una di queste camere. Eric annuisce. Baggerley non ha finito di parlare. Eric aspetta: ha
bisogno di sapere molte cose, prima di decidere se accettare l’incarico. - Richards, quell’uomo è
pericoloso, molto pericoloso. Gira sempre armato e sa come usare una pistola,
te l’assicuro. E tu non devi ucciderlo come vuoi tu, devi ucciderlo come
voglio io, esattamente come voglio io. Per questo mi serve un vero figlio di
puttana. Eric preferisce uccidere
come gli piace, scegliere l’arma e il modo: ammazzare un uomo è sempre un
piacere, ma farlo a modo proprio è molto meglio. Comunque, se il signor Baggerley paga bene, non c’è problema: può uccidere in
qualunque modo. - Richards, prima di
ammazzarlo, tu devi fottere quest’uomo, devi stuprarlo. Lui cercherà di
opporsi: detesta i negri, pensa che siano solo merde. Preferirebbe morire
piuttosto che farsi fottere da un negro. Ma non gli lascerai scelta. Per
forzarlo puoi sparargli, accoltellarlo, colpirlo con pugni, calci, come vuoi,
ma non devi ammazzarlo. Deve essere vivo e cosciente. Quando non riuscirà più
a opporsi, allora lo fotterai. Mi hanno detto che hai un grosso cazzo e sei
un ottimo stallone. Eric è stupito. Come fa Baggerley a conoscere questi dettagli? Ma per un uomo
ricco e potente come Baggerley non deve essere
difficile: avrà mandato qualcuno nei locali che Eric frequenta. Magari uno
dei maschi con cui Eric ha scopato nelle ultime settimane era un uomo di Baggerley. Eric si limita ad annuire.
- Dopo averlo fottuto,
devi umiliarlo. Fagli bere il tuo piscio, fatti pulire il cazzo. Per farlo
dovrai spaccargli i coglioni. Allora, solo allora, cederà completamente e non
dovrai temere più nulla da parte sua. Eric annuisce. pensa che Baggerley dovrà pagarlo molto bene per questo. - E poi lo finirai: puoi
strangolarlo, sparargli in culo, sgozzarlo. Quello che cazzo vuoi. Eric annuisce di nuovo. - Dopo, se vuoi potrai
fottere il cadavere. So che ti piace anche questo. Eric non dice niente. Baggerley è maledettamente bene informato, troppo. Sapere
che lui ha un cazzo grosso ed è un buono stallone non è difficile, ma come fa
a sapere anche che due volte gli è capitato di fottere un uomo che aveva
ammazzato? Baggerley riprende: - Poi tu gli taglierai il
cazzo e i coglioni e glieli infilerai in bocca, gli taglierai la testa e
gliela metterai tra le gambe. Voglio che trovino il suo cadavere così. È
tutto chiaro? Hai i coglioni per farlo? Eric guarda Baggerley negli occhi e risponde: - Sì, è tutto chiaro.
Posso farlo, non è un problema. Bisogna vedere se ne vale la pena. Eric fa un attimo di
pausa, poi conclude: - Dipende da quanto paga,
signor Baggerley. Baggerley sorride e prende da terra una grossa
borsa da viaggio. La posa sulla scrivania e la spinge verso Eric. Eric la prende e l’apre. È
piena fino all’orlo di mazzi di banconote da cento dollari. Eric non ha mai
visto tanti soldi così. A Eric sfugge: - Cazzo! Baggerley sorride. - Richards, ascoltami
bene. Puoi dirmi di sì o dirmi di no. Ma me lo devi dire ora. E se dirai di
sì, non c’è modo di tornare indietro. Non pensare di poter fare qualche
stronzata, come prendere i soldi e scappare. I miei uomini ti troverebbero in
qualsiasi posto del mondo e prima di morire tu avresti il tempo di maledire
tua madre per averti messo al mondo. Chiaro? Eric annuisce. Guarda il
contenuto della borsa. Se non avesse quella borsa davanti, Eric probabilmente
direbbe di no: c’è qualche cosa che non lo convince pienamente in questa
fottuta faccenda. Ma quei soldi sono una cifra enorme. - Va bene. Accetto. Baggerley sorride. - Ottimo. Ecco quanto ti
serve. Da un cassetto Baggerley estrae un foglio di carta e lo porge ad Eric. - È la lista dei motel in
cui la vittima dormirà e le date. Eric osserva l’elenco.
Dovrà fare un giro nella zona prima che la vittima parta, per capire dove e
quando agire. Eric pone la domanda
finale: - Allora, chi devo
uccidere? Baggerley gli passa una foto. - Quest’uomo è la tua
vittima. Eric guarda l’immagine. È
una foto di Brian Baggerley. Brian guarda Eric Richards
uscire dalla stanza. Farà quello che si è impegnato a fare, Brian non ha
dubbi su questo: Richards non è stupido e sa che se cercasse di scappare con
i soldi presto avrebbe modo di pentirsi di essere nato. Chissà se fotterà
anche il suo cadavere? Forse avrebbe dovuto ordinarglielo, invece di
limitarsi a suggerglielo. Ma gli piace che il suo assassino abbia un certo
margine di scelta. Gli piace non sapere se sarà la pistola o il coltello:
Richards li ha usati entrambi per uccidere. O le mani. Richards ha grosse
mani, forti. Sentirle intorno alla gola, mentre le fiamme divorano i polmoni
e il mondo svanisce… Brian sorride. Sa
benissimo che la sua morte sarà terribile. * Eric Richards fuma il
sigaro mentre osserva il motel. Si trova in un avvallamento e dal punto dove
ha fermato l’auto, sul fianco della montagna, Eric può vederlo perfettamente.
Eric l’osserva un buon momento, poi scende dall’auto. Fa qualche passo nel
bosco e raggiunge un punto in cui la vegetazione lo nasconde alla strada.
Tira fuori il binocolo e osserva con cura il motel. Il posto sembrerebbe
adatto. Baggerley sarà qui tra undici giorni. I
boschi intorno sono secchi: non piove da parecchio tempo. Basterebbe un
mozzicone di sigaro a incendiarli. Eric annuisce. Mette via
il binocolo e torna all’auto. Scende lungo la strada fino al motel. Si ferma
davanti all’ufficio. Il gestore è un uomo sui cinquanta, obeso. La camicia è
bagnata di sudore sotto le ascelle e sul petto. Eric prende una camera, dando
un nome falso. Il gestore gli porge la chiave. Eric raggiunge la
camera. Abbastanza grande, ma in cattive condizioni. L’odore di fumo, la
vernice scrostata alle pareti, le macchie sulla moquette, le lenzuola lavate
malamente e stirate in modo approssimativo: tutto è squallido, come si aspettava.
Corrisponde perfettamente alle descrizioni che ha fatto Baggerley.
Chissà se quest’uomo ricchissimo manda i suoi scagnozzi in giro per
verificare che i posti siano squallidi come piacciono a lui. A Eric non piace questo
compito, sa che rischia grosso, ma sa anche che non può tirarsi indietro. * Brian si alza dal letto. È
la terza notte che trascorre in un motel. Dorme molto poco in queste notti.
Poco sonno e cazzo sempre duro. L’attesa è snervante, ma lo eccita. Brian si alza e accende la
luce. Guarda la stanza, squallida e sporca. Sorride. Si alza, si accarezza il
cazzo, poi raggiunge il bagno, gira il rubinetto e si mette sotto la doccia:
fa caldo, un caldo fottuto, in questa estate assurda. Dalla finestra, che
Brian ha lasciato aperta, arriva l’odore dell’incendio che sta devastando
un’area boschiva a qualche miglio di distanza. Il motel è quasi vuoto: è
troppo vicino all’incendio. Non è minacciato direttamente, ma chi cazzo ha
voglia di andare a dormire dove la terra brucia? Brian ha voglia di andare
al cesso, ma evita di farlo. Aspetta il mattino, quando è sicuro che il suo
assassino non verrà più. Brian esce dalla doccia e
si asciuga. Entra in camera e sussulta. Davanti a lui c’è Eric, nudo, una
pistola in mano. Il cazzo di Brian si tende ancora di più. - Merda! La sua pistola è sul
comodino, Brian non può prenderla. Brian sa di non avere
nessuna possibilità di salvarsi: non c’è via di fuga. È arrivata la fine.
Brian sorride e guarda il suo assassino. Eric è un magnifico maschio, il tipo
d’uomo che piace a Brian. È massiccio e forte come un toro, una peluria
leggera sul torace, che diviene una foresta sul ventre. Eric ghigna. Ha il
cazzo mezzo duro. Gli piace uccidere, questo Brian lo sapeva, per questo lo
ha scelto. Sa che questo bastardo ama fottere le sue vittime, quando sono
ancora vive e talvolta anche quando sono morte. Brian si sposta in modo da
trovarsi davanti alla parete. - Stai per crepare, pezzo
di merda. Brian annuisce. La
tensione del cazzo è tanto forte che Brian si chiede se non verrà. Eric spara. Brian sente il
dolore violento al ventre, di fianco al cazzo teso. Porta una mano alla
ferita. - Merda! Eric sorride e spara
ancora. Il secondo proiettile raggiunge Brian più in alto e penetra
attraverso l’ombelico. Brian emette un grugnito sordo e copre anche la
seconda ferita con la mano. L’odore di merda riempie
la stanza: Brian ha perso il controllo degli sfinteri. Un terzo colpo prende
Brian più in alto, sotto lo sterno. Brian barcolla, si appoggia con la
schiena alla parete e lentamente scivola a terra, lasciando una traccia di
merda e sangue: due dei proiettili lo hanno trapassato e sono usciti dalla
schiena. Ora è seduto, il dorso contro la parete, il culo a terra, le gambe
allargate. Respira a fatica, il dolore è feroce. Guarda il suo assassino, che
sorride: sa di aver vinto. Eric è soddisfatto: non ci
sono stati imprevisti. Baggerley ha tre proiettili
in pancia e, anche se è ancora cosciente, non è più in grado di difendersi.
Eric pensa che tra poco fotterà Baggerley e poi lo
ucciderà. Conta di strangolarlo. Il cazzo gli si solleva ancora di più,
mettendosi quasi in verticale. Eric mette una mano sul
collo di Baggerley, da dietro, e lo spinge a terra,
a pancia in giù. Eric guarda il culo di Brian. È pieno di merda. A Eric non
piace sporcarsi, ma sa che deve seguire le istruzioni ricevute. Eric mette le
mani sul culo e allarga le natiche, poi muove il cazzo fino a che preme
contro l’apertura. Eric spinge con forza ed entra. - L’ultima scopata, figlio
di puttana. Brian sussulta e
grugnisce: - Merda! Un negro lo sta fottendo.
Un negro di merda. Il suo assassino. Brian non ha la forza di reagire.
Vortici di dolore salgono dal ventre e dal culo. Per la prima volta un negro
lo fotte. Ne sente il cazzo da cavallo nelle viscere. Merda! Era quello che
voleva. Tre proiettili in pancia e il suo assassino, un lurido negro, che lo
fotte, spaccandogli il culo con il suo cazzo da cavallo. Merda! Eric spinge con forza.
Brian geme. Eric fotte Brian a lungo, senza dargli tregua. Brian geme più
volte. Infine Eric sente il piacere esplodere. Fottere questo bastardo è
stato grande. Eric si alza. Il cazzo e i
coglioni sono coperti di merda. - Cazzo! Eric afferra Brian per il collo
e lo forza a mettersi in ginocchio. Eric si accorge che Brian ha il cazzo
duro. Eric scuote la testa: ha tre proiettili in pancia e ce l’ha duro? - Puliscimi stronzo! Brian scuote la testa. Allora Eric stringe il
collo e solleva Brian, appoggiandolo contro il muro. Poi gli afferra i
coglioni e incomincia a stringere. Brian apre la bocca e guarda Eric. Eric
stringe, mentre Brian geme. Il gemito diventa un urlo, quando il coglione
destro cede e poi il sinistro. Brian barcolla. Eric lo forza a mettersi in
ginocchio. Brian apre la bocca e
incomincia a pulire il cazzo e i coglioni di Eric, senza dire nulla. Quando Brian ha finito,
Eric sorride e lo guarda. Il suo cazzo si sta irrigidendo, ma può ancora
pisciare. Piscia nella bocca di Brian, che beve. Poi Brian incomincia a
tossire e il piscio gli scorre dalla bocca sul mento e sul torace. Eric ride. - È ora, figlio di
puttana. Ora di crepare. Il negro che ti ha fottuto in culo, quello a cui hai
pulito il cazzo mangiandoti la tua merda, adesso ti fotte. Brian annuisce. Eric passa le mani intorno
al collo di Brian e incomincia a stringere. Brian non oppone
resistenza. È debolissimo e non riuscirebbe comunque a difendersi, ma anche
se potesse farlo, ormai desidera solo finire, spegnere il dolore che gli
brucia nel ventre e nei coglioni. Questo negro lo ha fottuto in culo, si è
fatto pulire il cazzo e i coglioni, gli ha pisciato in bocca. È il suo
assassino ed è ora che concluda il compito. Le mani di Eric stringono,
aumentando lentamente la pressione. Brian non riesce più a respirare. La
sensazione dell’aria che non entra è terribile. Brian poggia le mani sulle
braccia pelose di Eric, ma non ha forza, non può impedire al suo assassino di
stringere. Il mondo svanisce in un grande incendio che divora il suo corpo,
dal collo ai coglioni. Eric stende il cadavere a
terra, supino, a gambe larghe. Guarda la sua opera e sorride. Uccidere gli
piace, gli è sempre piaciuto. E ora ha il cazzo duro, come sempre quando
uccide. Fotterebbe il cadavere volentieri, ma non ha voglia di sporcarsi di
nuovo. Afferra il cazzo e i
coglioni di Brian e li taglia. Poi infila cazzo e coglioni nella bocca
spalancata di Brian. Il cazzo sporge sul mento, su cui si mescolano sangue,
piscio e merda. Eric scuote il capo. Tagliare la testa è più impegnativo:
quando finisce, Eric è tutto sudato. Afferra la testa di Brian
e la posa tra le gambe, contro la ferita della castrazione. Eric sorride, soddisfatto. Passa in bagno e si fa una
rapida doccia. Poi si asciuga e si riveste. Infine apre la porta e guarda
fuori: il cortile è deserto. D’altronde nel motel non c’è quasi nessuno, i
posti per le auto sono in maggioranza
vuoti. Eric esce sul ballatoio, scende le scale e raggiunge l’auto.
Sorride. Eric si siede al volante e
infila la chiavetta per accendere il motore. Non appena la gira, l’auto
esplode. |