Ken lo Sciacallo XIII – Un vecchio conto
Dall’alto della collina Douglas Markus detto l’Olandese, cacciatore di taglie e sicario, guarda Boca Caliente. Non è un bello spettacolo: una distesa di case basse, perlopiù di mattoni di fango, baracche di legno, pochi edifici in pietra e diverse rovine. Le costruzioni in pietra, ancora in piedi o crollate, sono quanto rimane di un passato ormai svanito: allora, quando i terreni intorno a Boca Caliente erano fertili e le colline coperte di boschi, la città era un centro ricco e importante. Adesso tutta la regione è solo una distesa sterile dove il calore è opprimente e regna la miseria. Douglas non è mai stato a Boca Caliente, ma la conosce di fama. Chi non la conosce? È il rifugio di assassini e banditi in fuga dagli Stati Uniti. Per un cacciatore di taglie come Douglas ci sarebbe di che guadagnare una somma enorme, ma Douglas sa benissimo che qui basta il minimo errore per guadagnare una dozzina di pallottole. Qualche anno fa hanno ammazzato due dei migliori cacciatori di taglie, Big Dan e Hans, che veniva chiamato anche lui l’Olandese: un soprannome comune tra i figli di immigrati provenienti dall’Olanda. I due davano la caccia a Ken lo Sciacallo, il peggior figlio di puttana con la migliore taglia sulla sua testa, ma i cacciatori sono diventati selvaggina. I loro corpi devono essere stati divorati dagli avvoltoi, che intorno alla città sono sempre numerosi: qui i cadaveri non mancano mai. Douglas ha guadagnato abbastanza da non aver bisogno di andare a caccia di altri banditi: l’eliminazione di Brian Burnt[1] gli ha fruttato un sacco di dollari. Ma a Douglas piace uccidere: gli trasmette sensazioni fortissime. E allora, perché rinunciare? Douglas non intende certo cacciare lo Sciacallo o il Diablo Loco, il capo della banda che controlla la città: sa benissimo che finirebbe come cibo per gli avvoltoi. Conta di far fuori Seth Gordimer, che ha varcato il confine due settimane fa e ora, dopo un po’ di vagabondaggio, è arrivato qui. C’è una discreta taglia sulla sua testa. Il Diablo Loco ha chiamato lo
Sciacallo. Da due anni, da quando ha fatto fuori Ernest Malone, Ken lavora spesso per lui. - Ken,
in città è arrivato Douglas l’Olandese. Ken aggrotta la fronte. Ha
ammazzato uno che chiamavano l’Olandese qualche anno fa. Non sa come si
chiamasse, ma quello di sicuro era morto quando l’ha lasciato agli avvoltoi. - Chi cazzo è? Il Diablo Loco spiega: - Uno che fa il cacciatore di
taglie, ma ammazza anche su richiesta… dietro pagamento, ovviamente. Uno
molto in gamba. Un uomo corpulento, ma velocissimo nello sparare. Non meno di
te. - Devo eliminarlo? Il Diablo ride. - No, non è necessario. Ma voglio
sapere che cosa cerca qui. Ken è perplesso. - Devo andare a chiederglielo? - Esatto. - Perché mandi me? Pensi che
alla domanda possa reagire sparando? Il Diablo Loco ride. - No. Ma posta da te la domanda
ha un certo peso. Ora a Ken
è chiaro: tutti sanno che lui lavora per il Diablo e quindi Douglas capirà
che non può sottrarsi. Inoltre gli uomini della banda del Diablo sono in gran
parte messicani e masticano poco l’inglese: sono in grado di riferire un
messaggio, ma non di seguire una conversazione. C’è il rischio che non
capiscano che cosa dice il cacciatore di taglie. Ken si dirige verso il saloon. Si
rivolge a Brent, il barista, e gli chiede chi è Douglas l’Olandese. Con un
cenno del capo Brent gli indica un uomo seduto a un tavolino, che sorseggia
tranquillo un bicchiere di tequila: se l’avesse chiesto qualcun altro, il
barista avrebbe risposto di non saperlo, ma da quando Ken
lavora per il Diablo Loco, a Boca Caliente ogni sua richiesta è un ordine che
viene eseguito subito. In effetti il tizio è alquanto
corpulento, come ha detto il Diablo: ha una grande pancia che deborda,
tendendo la camicia. Ha l’aria di essere uno che sa il fatto suo. Ken si dirige verso il suo tavolo.
Douglas lo guarda. Non si è mosso, ma Ken vede che
è pronto a scattare. Tiene le mani lontano dal cinturone, per fargli capire
che non è qui per sparargli. Ken sposta la sedia e si siede al
tavolo, sorridendo. - Permetti? Ken si è già seduto, per cui la
domanda non ha molto senso. Douglas sorride e dice: - Certo, fai come se ti avessi
invitato. Anche Ken
sorride. Gli piacciono gli uomini che hanno il senso dell’umorismo. Non perde
tempo a fare conversazione. - Credo che tu sappia chi sono. - Diciamo che la tua faccia è in
tutti gli uffici degli sceriffi e i luoghi pubblici degli Stati Uniti, almeno
a ovest del Mississippi. Ken annuisce. - Sono molto popolare. - Non avrei usato questo
termine, ma in un certo senso, sì, lo sei. - Credo che tu sappia anche chi
comanda qui a Boca Caliente. - Un’altra faccia presente in
tutti gli uffici degli sceriffi, almeno nei territori al confine con il
Messico. - Esatto. C’è un momento di pausa, poi Ken riprende, con un tono secco: - Il Diablo Loco vuole sapere
che cosa vuoi qui. Douglas non è contento della
domanda, ma sa di non potersi sottrarre. Rifiutarsi di rispondere
significherebbe farsi uccidere, da Ken o da altri
uomini della banda, ora o più tardi. - So che c’è una buona taglia
sulla testa di Seth Gordimer, che è qui, e non mi
risulta che faccia parte della banda del Diablo Loco. Se mi sbaglio, dimmelo.
Non voglio far incazzare il padrone di casa. So che è suscettibile. Ken assente. - Non sbagli. Riferirò al Diablo
le tue intenzioni. Spero che tu mi abbia detto la verità. Lo spero per te. Douglas sorride. - Ti ringrazio per la
sollecitudine. Non ti ho mentito. Non ci tengo a finire in pasto agli
avvoltoi. - Sei un uomo saggio. Douglas guarda Ken. Pensa a quanto gli hanno raccontato degli sceriffi
che ha ammazzato. Pare che abbia un cazzo da cavallo e che ami stuprare le
sue vittime. In alcuni casi ha anche castrato sceriffi e cacciatori di
taglie. È un vero maschio, come a Douglas piacciono. Chiede, senza riflettere
se sia opportuno farlo: - Hai ucciso tu lo sceriffo Mike
O’Neill? Ken non si aspettava la domanda.
Aggrotta la fronte. - Perché vuoi saperlo? - Pura curiosità. Dicono che
quando lui è scomparso, tu eri arrivato da poco proprio da quelle parti, dopo
aver ucciso altri due sceriffi per strada. - Lo hanno impiccato i Dodici
Apostoli. - Ma a loro l’hai portato tu,
vero? - Sì. Douglas annuisce. - Se tu non avessi una taglia
sulla tua testa, ti chiederei di unirti a me. Insieme faremmo una bella
coppia. - Hai un buona fama anche tu, ma
siamo da due parti opposte. Douglas ride. - Io non sono da una parte o
dall’altra, Ken. Sono dalla parte dove posso
guadagnare di più. - Sì, mi hanno detto che se ti
pagano, sei disposto ad ammazzare chiunque. - È così. Se mi dicessi che mi
offri diecimila dollari per far fuori uno sceriffo, potrei farlo. Cercherei
solo di non farmi scoprire, per evitare che mettano una taglia sulla mia
testa. Guadagnare un fottio di soldi per poi doversi nascondere non è proprio
il massimo. Ken guarda Douglas. In un angolo
del suo cervello è comparsa un’idea, ma vuole pensarci bene, prima di agire.
Si limita a commentare: - Dovresti aver guadagnato
abbastanza per ritirarti, no? - Sì, ma mi piace… mi piace
uccidere, Ken. E credo che piaccia anche a te. Ken non si aspettava che il dialogo
prendesse questa piega. Neanche Douglas. - Sì, mi piace, parecchio. - Abbiamo molte cose in comune. Ken guarda Douglas. - Mi piace anche fottere le mie
vittime. Piace anche a te? - L’avevo sentito dire. Piace
anche a me. L’ho fatto parecchie volte. C’è un momento di silenzio.
Douglas guarda Ken. Questo maschio lo attrae. Gli
piacerebbe fotterlo, con il cazzo e con la pistola, perché fottere un vero
maschio è il massimo. Ma il rischio di finire ammazzato da lui sarebbe molto
forte e in ogni caso qui a Boca Caliente non avrebbe nessuna possibilità di
portare a casa la pelle, se uccidesse Ken. Douglas sorride e riprende: - Dicono che tu abbia un cazzo
da cavallo. Essere fottuto da te dev’essere una buona preparazione alla
morte. Ken lo fissa, in silenzio, senza
sorridere. - Vuoi provare? Douglas lo guarda, ghignando. - Non ho fretta di morire. - Mi sembravi curioso di provare
il mio cazzo. - Non mi spaventa l’idea che
qualcuno mi fotta, se è un vero maschio. L’ho fatto, molto di rado. Tu invece
non devi mai essertelo preso in culo. O almeno non per scelta. Ken risponde, secco: - No, hai detto bene. Poi si alza. - Io vado. Ti farò sapere se
puoi fottere Gordimer. Ken si allontana. Ripensa alla
conversazione e gli viene da sorridere. Douglas gli sta simpatico e gli ha
fatto venire un’idea. Deve pensarci. Si reca dal Diablo e gli
riferisce che Douglas è venuto per Gordimer, ma lo
ucciderà solo se il Diablo non ha obiezioni. - Di Gordimer
non me ne fotte un cazzo. Può fare quello che vuole. - Va bene, glielo dirò. Ken non torna subito al saloon.
Vuole riflettere un po’ sull’idea che gli è venuta, prima di parlare di nuovo
con Douglas. E in ogni caso il cacciatore di taglie può aspettare. Nel pomeriggio Ken ritorna al saloon, ma il cacciatore di taglie non è
nel locale. - L’Olandese non è qui? - È sopra. La sua camera è la 9. Ken sale. Incrocia il garzone. - Tommy, Douglas l’Olandese è in
camera? - Sì, gli ho appena portato
l’acqua. Sta facendo il bagno. Ken annuisce. - La 9, vero? - Sì, la 9. Ken apre la porta ed entra senza bussare.
Douglas è immerso nella vasca. Fuma un sigaro e gli sorride. Si toglie il
sigaro dalla bocca e dice, ghignando: - Ti aspettavo. Che ti ha detto
il capo? Che posso ammazzare Gordimer o che invece
devi ammazzare me? Anche Ken
ghigna. - Ne ho già ammazzato uno mentre
era nella vasca. Douglas annuisce. - Lo so. Si chiamava Mac. - Certo che da queste parti la
gente non sa tenere il becco chiuso. - Le voci circolano. Le tue
imprese le conoscono tutti, da Boca Caliente almeno fino a San Francisco e
Salt Lake City. Douglas si rimette il sigaro in
bocca. Poi si alza. Ha il cazzo duro, un grosso cazzo, davvero voluminoso.
Rivoli d’acqua scorrono sul suo corpo coperto da una fitta peluria e scendono
nella vasca. - Hai sentito dire che io ho un
cazzo da cavallo, ma anche tu non scherzi. - No. Douglas esce dalla vasca, prende
il telo e incomincia ad asciugarsi. Ken lo guarda e
dice: - Non sembri molto preoccupato
all’idea che potrei ammazzarti. Douglas ride mentre si strofina
il culo, indugiando sul buco, il cazzo teso sull’attenti, - Ken,
se il Diablo Loco ha deciso che devo morire, di qui non esco vivo: anche se
ti ammazzassi, ci penserebbero altri a fottermi. Ma devo dire che non mi
sembra probabile che il Diablo mi voglia morto. Non mi risulta che Gordimer gli interessi. - No, infatti, puoi farlo secco
come vuoi. - Perfetto. Molto gentile da
parte tua essere venuto fin qui a dirmelo. Adesso vuoi essere ringraziato per
questo? Douglas continua ad asciugarsi,
si passa il telo sul ventre, indugia sul cazzo, scende ai coglioni. - E come intenderesti
ringraziarmi? - Come preferisci. Considerando
il rigonfio nei tuoi pantaloni, potrei fare qualche ipotesi. - Sei disposto a fartelo mettere
in culo? - Da te sì, perché sei un vero maschio.
Sarà come essere impalato, mi sa, ma non mi spiace sentire in culo il cazzo
che ha fottuto diversi sceriffi. Te l’ho detto, non mi spaventa. Ken annuisce. Incomincia a
spogliarsi. Sa che Douglas non cercherà di ucciderlo: come ha detto, non
uscirebbe vivo da Boca Caliente, probabilmente neanche dal saloon. L’idea di
fottere questo maschio gli piace e il cazzo è duro. Quando si cala pantaloni e
mutandoni, Douglas emette un fischio. - Non era solo una diceria. Ken ride. Douglas chiede: - Come vuoi che mi metta? - Appoggiati al letto. - Va bene. Douglas obbedisce e appoggia il
torace sul letto, mettendo in mostra il suo grosso culo peloso. Ken si inumidisce bene la cappella,
poi appoggia le mani sul culo villoso e divarica le natiche, sputa
sull’apertura, sparge la saliva e preme con la cappella contro il buco.
Lentamente fa affondare l’arma dentro. La resistenza della carne gli dice che
Douglas non ha mentito: non se l’è preso spesso in culo. Il dolore mozza il fiato a
Douglas, ma poi, man mano che il suo culo si abitua all’ingombrante presenza,
al dolore si mescola un piacere crescente. Ken è un
vero toro da monta, come dicono. Douglas grugnisce. Pensa a quando ha ucciso
Brian Burnt. Senza riflettere, dice: - Ho strangolato uno che mi
piaceva molto, mentre lo fottevo. - Perché l’hai ammazzato, se ti
piaceva? Douglas ride. - Perché mi pagavano. Gli affari
sono affari. - Se vuoi lo faccio con te. - Non ci tengo, grazie. Comunque
è molto gentile da parte tua propormelo. Ken ghigna, scuote la testa e
riprende a spingere. Douglas chiude gli occhi. Il dolore cresce, ma anche il
piacere. La cavalcata va avanti a lungo.
Douglas si rende conto che fa sempre più fatica a reggere: ormai il dolore è
troppo forte. È contento quando infine Ken viene e
il cazzo lentamente si riduce di volume. Ora averlo dentro è piacevole, anche
se il culo è dolorante. Quando Ken si ritrae, a
Douglas spiace non sentire più il grosso cazzo riempirlo. Ken si riveste. Douglas si solleva e si volta.
Sorride a Ken. Questi gli dice: - Dirò a Gordimer
che il Diablo Loco lo cerca e che deve andare alla vecchia caserma questa
sera, al tramonto. Puoi aspettarlo là. La vecchia caserma è
abbandonata, perché da anni l’esercito non mette piede in città. Ogni tanto
corre voce che il governo voglia riprendere il controllo della regione e che
intenda mandare le truppe. Prima o poi lo farà, probabilmente, ma per il
momento se ne parla soltanto. Douglas guarda Ken, perplesso. - Perché lo fai, Ken? - Potrei dirti che lo faccio
perché il tuo culo mi piace, ma c’è un altro motivo. Ho un’idea in testa. - Che idea? - Te lo dirò dopo. - Dopo che ho ammazzato Gordimer? Penso di andarmene in fretta. Devo portare il
cadavere oltre confine, per intascare la ricompensa. E poi a Boca Caliente non
tira una buona aria per un cacciatore di taglie. - Sei disposto a tornare in
Messico, per guadagnare molto di più di quel che otterrai consegnando Gordimer? - Molto di più? Ci sono solo due
uomini per cui potrei avere molto di più. E tu non mi sembri intenzionato a
morire. - No, infatti. Non occorre dire altro. Douglas
ha capito benissimo: si tratta del Diablo Loco. Ken
intende tradire il suo capo. La taglia è molto consistente. Lentamente
annuisce. - Si può fare. Concordano come ritrovarsi, poi Ken se ne va. Come ha promesso a Douglas, Ken dice a Gordimer che il
Diablo vuole parlargli e che deve recarsi alla vecchia caserma al tramonto. Gordimer sa bene che il Diablo è il padrone della città e
che Ken è al suo servizio. Non gli passa per la
testa che si tratti di una trappola e che il Diablo non ne sappia nulla. Non
capisce perché gli voglia parlare, ma lo scoprirà. Quando il sole declina e sta per
scomparire oltre la collina, Seth Gordimer si
dirige alla vecchia caserma, che è ai margini della città. Si è alzato il
vento che solleva nuvole di polvere da questa terra arida. Entra dal portone
principale e si guarda intorno, ma non vede nessuno. Non sa dove possa
trovarsi il Diablo e si stupisce che non ci sia qualcuno dei suoi uomini ad
aspettarlo. Scende da cavallo e, tenendolo per la briglia, si dirige verso il
cortile. Riesce a fare solo alcuni passi: la pallottola alla schiena mette
fine ai suoi dubbi e alla sua vita. Douglas esce dall’angolo in cui
si era nascosto. Guarda il cadavere. Sorride. Ha il cazzo duro, come molto
spesso gli succede quando uccide. L’attesa, la sensazione di pericolo, la
scopata con Ken: tutto ha attizzato il suo
desiderio. Afferra il cadavere per il collo e lo trascina in una stanza. Si
guarda intorno e vede un vecchio tavolo. Ci appoggia il corpo di Seth e gli
cala i pantaloni. Con la camicia del morto gli pulisce il culo e poi lo
infilza con una spinta decisa. Come sempre, fottere l’uomo che ha appena
ucciso gli trasmette una sensazione di grande piacere. Fotte a lungo. Quando
viene, si ritira, si pulisce, poi tira su i pantaloni del morto e lo trascina
fino al cavallo. Lo carica sulla sella e lo lega perché non cada. Infine si
allontana. Attirando Seth Gordimer nella caserma, Ken gli
ha fatto un gran piacere: non deve attraversare la città con il cadavere in
sella e questo lo mette al riparo da una serie di rischi. Magari Gordimer aveva degli amici a Boca Caliente. O qualche
altro cacciatore di taglie potrebbe avere l’idea di far fuori Douglas per
intascare la ricompensa. Douglas cavalca per un’ora, ma
ormai è troppo buio per procedere. Si ferma tra le rocce, in un punto
riparato. Mentre mangia un po’ di carne secca e di gallette, pensa alla
proposta di Ken. Molto pericolosa, ma molto
allettante. Come Ken. La scopata con lui è stata
alquanto dolorosa, eppure al pensiero dello Sciacallo il cazzo gli torna
duro, anche se ha fottuto Seth da poco più di un’ora. Tre settimane dopo che Douglas
ha lasciato Boca Caliente il Diablo convoca Ken:
vuole dare una lezione a un proprietario terriero che vive in California,
vicino al confine con il Messico, e ha bisogno di qualcuno che vada in
esplorazione e organizzi la spedizione. Quando si tratta di intervenire negli
Stati Uniti, sono sempre Ken e Hugh ad andare in
avanscoperta, perché parlano la lingua. I due corrono molti rischi,
soprattutto Ken, ma il Diablo ha chiarito subito
che se vogliono lavorare con lui, devono fare ciò che gli ordina. A Ken interessa lavorare per il Diablo, perché spera che si
presenti l’opportunità di vendicarsi. Il ranch è lontano e il viaggio
richiede tre giorni. Ken compie la sua ricognizione
in California. Al ritorno percorre un’altra strada e fa una breve sosta in
una cittadina vicino alla frontiera. Vi arriva di notte, bussa alla porta di
una casa isolata e riparte due ore dopo, ben prima dell’alba. Pochi giorni dopo il Diablo
parte per la spedizione punitiva. Non ha preso con sé molti uomini, per non
dare troppo nell’occhio in California e perché comunque gliene bastano pochi
per la lezione che vuole dare. Lo accompagnano Ken
e Hugh, come avviene sempre quando si muove negli USA, e tre messicani: Destripador, Pedro e Bartolomé.
In Messico si muovono senza
problemi: le autorità non li cercano ed è difficile che qualcuno si metta
contro il Diablo Loco. Il mattino del terzo giorno sono
ormai molto vicino al confine con gli Stati Uniti. Superano una gola e
arrivano in riva a un fiumiciattolo: non è molto largo, né profondo, per cui
possono guadarlo facilmente. Mentre lo stanno attraversando risuonano due
spari. Pedro e Bartolomé cadono dai cavalli. Il
corpo di Pedro viene trascinato via dalla corrente, quello di Bartolomé si impiglia tra i rami di un cespuglio che
cresce su un isolotto. Il Diablo, Ken, Hugh e Destripador smontano e tornano di corsa indietro,
cercando riparo tra alcune rocce. Il Diablo e Destripador
si stendono a terra tra i massi e fanno fuoco contro qualcuno che si
intravede tra le rocce sull’altra riva. Il Diablo continua a sparare, senza
rendersi conto che ciò si muove è solo un cappello in cima a un bastone.
Quando ha finito i colpi, Ken fa un cenno a Hugh,
che spara alla schiena del Destripador. Ken punta la pistola alla nuca del Diablo. - Lascia la pistola. - Che cazzo significa? - Molla la pistola o sparo. Se l’arma non fosse scarica, il
Diablo cercherebbe di ribellarsi, pur sapendo che Ken
lo ucciderebbe, ma una pistola senza proiettili non serve a molto. Il Diablo
la lascia cadere. - Metti le mani dietro la
schiena. - Che cazzo… Ken gli dà un violento colpo alla
nuca con la pistola. - Ti ho detto di mettere le mani
dietro la schiena, stronzo! Il Diablo obbedisce. Ken gli blocca le mani con le manette, poi grida: - Fatto, Douglas! Esce dalle rocce e recupera i
cavalli, mentre Hugh tiene sotto tiro il Diablo. Poco dopo Douglas compare sull’altra
riva, attraversa il fiume e li raggiunge. Ken dice: - Tutto come previsto. Poi sorride e aggiunge: - Adesso chiudiamo i conti,
Diablo. Il Diablo guarda Ken. Nei suoi occhi si legge l’odio, ma Ken ride: ha aspettato per anni questo momento. Finalmente
ora può fottere questo bastardo di suo padre che lo ha inculato al bordello.
E poi lo ammazzerà. Farà le due cose con grande piacere. Hugh chiede: - Che cosa facciamo ora? A Hugh Ken
ha detto solo l’essenziale, senza esporre tutto il piano che ha concordato
con Douglas. Hugh ha chiesto, ma Ken ha rimandato
ogni spiegazione. Ora risponde: - Lo ammazziamo. Inutile
portarlo vivo negli Stati Uniti. Lo impicchiamo qui. Tanto la ricompensa la
danno comunque, che lo consegniamo vivo o morto. Hugh lo guarda e dice: - Ken,
se passiamo la frontiera, io e te possiamo finire con la corda al collo.
Teniamo compagnia al Diablo. Di questo Ken
e Douglas hanno parlato. Ken dice quanto hanno
concordato: - Lo consegna Douglas. Noi
rimaniamo nascosti e una volta che abbiamo i soldi, ci stabiliamo da qualche
parte negli Stati Uniti. L’Ovest è grande. Al massimo possiamo stabilirci
all’Est. Hugh annuisce. Se Douglas non
fosse presente, esporrebbe il dubbio che gli è venuto e che sicuramente deve
aver avuto anche Ken, ma in presenza del cacciatore
di taglie preferisce tacere. Ne discuteranno in un altro momento. Guarda il Diablo e ridacchia. A
Boca Caliente si dice che anche il Diablo, come Ken,
ha un cazzo da cavallo. Non sospetta che il Diablo e lo Sciacallo siano padre
e figlio. Ridacchia di nuovo e propone: - Sentite, ragazzi, visto che
facciamo tutto da noi, che ne direste di impiccarlo nudo, che ci facciamo due
risate? Ken annuisce, senza ridere. - Certo. In tre afferrano il Diablo e lo
spogliano. Per non togliergli le manette, gli tagliano la camicia. Visto
nudo, il Diablo è davvero un bello spettacolo: un corpo da atleta, un cazzo
poderoso, tanto voluminoso da sembrare un tronco d’albero, e coglioni da
toro, di forma allungata. Hugh osserva affascinato questo
magnifico esemplare di maschio e pensa che si farebbe volentieri fottere da
lui, ma non dice nulla. Ken sorride e dice: - Voglio divertirmi un po’ con
questo pezzo di merda, prima di impiccarlo. Ho un conto in sospeso con lui. - Buona idea! Con l’aiuto di Douglas trascina
il Diablo fino a una roccia e lo mette in posizione, il culo in aria. Il
Diablo ha capito le loro intenzioni. Non ha nessuna voglia di farsi inculare
e cerca di dibattersi, ma Douglas e Hugh lo tengono fermo. Allora stringe i
muscoli per chiudere il buco e impedire a Ken di
stuprarlo. Ken si abbassa i pantaloni. Fa
fatica a forzare l’ingresso e allora ghigna, prende dalla cintura il coltello
e avvicina la punta al buco. La infila dentro e con un rapido movimento della
mano incide l’anello. Il Diablo ha un guizzo. Ken lo incula con un’unica spinta.
Fotte a lungo, con rabbia, cercando di fare il più possibile male a questo
lurido figlio di puttana. Quando Ken
ha finito, Douglas gli dà il cambio. Hugh li guarda, affascinato: sono
davvero due magnifici stalloni ed è un piacere vederli fottere. Mentre Douglas fotte con grande
gusto, Ken si pulisce il cazzo, sporco di sangue,
con la camicia del Diablo, poi prepara il cappio e fa passare la corda su un
grosso ramo di un albero. Calcola l’altezza in modo che il salto sia minimo:
vuole che l’agonia di questo figlio di puttana duri il più a lungo possibile. Douglas ha finito e anche lui si
pulisce, poi guarda il cappio e ride. - Pensavo che gli avresti
sparato in culo. - Sarebbe stata una buona idea,
ma è una morte troppo rapida. Non se la merita. Poi si volta verso il Diablo e
dice: - Ora di crepare, pezzo di
merda. Sul viso del Diablo c’è una
maschera di indifferenza. Sollevare il Diablo non è
un’impresa da poco, ma Ken e Douglas sono forti.
Hugh gli passa il cappio intorno alla testa, fino a farlo scendere al collo.
Poi lo stringe. Sorride. Il Diablo ha un collo taurino e
quando Ken e Douglas lo mollano, per un bel momento
non si muove: sembra che la corda non stringa a sufficienza e Ken vede che il torace si solleva ancora nella
respirazione. Il Diablo suda e goccioline di sudore gli scivolano dalla
fronte fino alle spesse sopracciglia e tra la peluria che copre il petto
muscoloso, lasciando una traccia che luccica al sole, fino a perdersi nel
viluppo di peli del ventre. Il Diablo fissa davanti a sé ed il suo sguardo
carico di odio sembra volerli fulminare tutti e tre. Poi, la corda comincia a
stringere, tirata dal peso del colosso, e, man mano che la corda gli
attanaglia il collo, il Diablo respira con maggiore fatica, ma si muove
appena, piccole scosse che fanno oscillare lentamente la corda, come se
avesse il singhiozzo. Agita quattro volte le gambe, allargandole appena, in
un movimento rapido, ma poco accentuato. La bocca gli si apre nello sforzo di
respirare e da un angolo cola un po’ di saliva, che dal mento scivola sul
torace. Poi i movimenti rallentano e si
fermano. Il Diablo rimane perfettamente immobile, lo sguardo fisso nel vuoto.
Ken si chiede se il Diablo non sia già morto: possibile
che un colosso come questo, con un collo che pare il ceppo di un albero, sia
crepato così, in pochissimi minuti? Eppure ora dondola appena
leggermente, appeso alla corda che gli stringe il collo. E mentre loro tre fissano il
corpo del Diablo, di colpo la grande danza comincia. Con un movimento brusco
il Diablo ripiega le gambe davanti, sollevando le ginocchia fin quasi alla
vita. Poi le lascia andare e si mette a scalciare come se cercasse di
camminare nell’aria, spingendo una gamba avanti ed una indietro. La folle
corsa si interrompe solo quando il Diablo piega le gambe una seconda volta
sollevando le ginocchia, più in alto ancora della volta precedente, fino al
torace, poi le lascia andare. Le gambe riprendono a muoversi in modo
frenetico, ma questa volta allargandosi per una dozzina di volte, per poi
richiudersi. Il movimento mette bene in mostra il randello nerboruto che si
drizza, duro come il marmo, sul ventre del Diablo e il grande batacchio che
gli pende tra le gambe. Una terza volta le gambe si
piegano insieme e si sollevano verso l’alto, ma solo fino all’altezza
dell’ombelico. Poi ognuna prende a muoversi indipendentemente dall’altra: ora
una gamba viene proiettata in avanti e l’altra indietro o una di lato e
l’altra avanti. I movimenti diventano sempre più frenetici e scomposti: non è
più una corsa, né un divaricarsi delle gambe, ma un disordinato susseguirsi
di brevi scatti e movimenti più lunghi, in tutte le direzioni. La grande danza del Diablo
sembra interminabile. Il movimento rabbioso fa sudare il bandito sempre più
abbondantemente e ora il corpo è ricoperto da una patina luccicante. Gocce di
sudore schizzano dalla fronte e dal torace fino a terra, rigagnoli di sudore
scorrono lungo il petto e l’addome fino al basso ventre. La danza prosegue, senza che la
sua intensità diminuisca: da quanti minuti il Diablo sta agonizzando in
questa frenesia selvaggia? Ken ha assistito a diverse
impiccagioni, ma mai nessuna che durasse tanto. Guarda ammaliato questo
grande corpo che non vuole saperne di cedere alla morte. Il viso del Diablo
comincia ad arrossarsi. Dalla bocca, aperta nello sforzo di respirare,
l’abbondante saliva forma un ruscello che con una piccola cascata dal mento
raggiunge il torace. Il Diablo continua a dibattersi, scalciando disperatamente.
C’è troppa energia vitale in quel corpo, ma la morte non molla la presa. Il
sudore ora scende continuo lungo il torace ed il ventre. Anche il viso,
sempre più rosso, è inondato di rivoli di sudore che si mescolano alla
saliva. Gli occhi sembrano schizzare fuori dalle orbite e la lingua appare
tra i denti. Il Diablo scalcia ancora, ma con
minore decisione di prima, anche se a tratti una sgroppata più violenta
proietta una gamba verso l’esterno o in avanti. Ad un certo punto il movimento
si arresta. C’è ancora un leggero ondeggiare, un sussulto del corpo, un
fremito che lo percorre tutto, poi l’immobilità. Ken
si dice che questa volta è davvero finita: il Diablo è crepato. Quest’agonia
interminabile è compiuta. Ma il corpo si muove ancora. Si
arcua leggermente all’indietro, mentre dalla cappella sgorga un abbondante ed
energico getto di sborro. Sale alto, tanto alto che uno schizzo raggiunge il
torace, mentre il resto ricade con un’ampia traiettoria ai piedi del corpo.
Lo sborro continua ad uscire, con meno forza, più lentamente, non più
proiettato verso l’alto, ma colando lungo il grande cazzo proteso, i coglioni
e poi lungo le gambe. Sembra non finire mai, un rivolo argenteo che sgorga
dal fuoco della cappella. E dopo i fuochi d’artificio, la
danza riprende, anche se appena accennata. I movimenti rallentano, fin quasi
a fermarsi del tutto. Ora il corpo dondola immobile. Ken guarda il collo robusto che la
corda ha allungato in modo grottesco. Osserva il viso congestionato, su cui
spiccano in rilievo, alle tempie, le vene gonfie di sangue. La lingua sporge
dalla bocca e sembra scura, di un colore quasi bluastro. Ken ghigna, si mette davanti al
Diablo e gli afferra con la destra i grandi coglioni. Ed allora vede il corpo
scuotersi ancora. Il Diablo sente il dolore della stretta. Ken ride e la sua mano stringe. Il Diablo si contorce
ancora debolmente. Ken guarda il viso deformato,
gli occhi che sembrano voler uscire dal capo, il lungo collo e poi la propria
mano che stringe, senza riuscire a stritolare i coglioni del Diablo. Spazientito dalla resistenza
inaspettata, Ken mette anche l’altra mano intorno
ai coglioni e preme con tutte le sue forze. Quando i coglioni cedono, prima
il sinistro, poi il destro, il Diablo ha un guizzo più violento. Ora Ken
comincia a tirare verso il basso. Il Diablo muove ancora sei volte le gambe
verso l’esterno, un movimento debole, appena accennato, poi rimane fermo un
buon momento. Infine c’è un leggero sussulto, ripetuto ancora tre volte, ad
intervalli sempre più lunghi, poi ogni movimento si spegne, questa volta
definitivamente. Lo sguardo di Ken scende sul torace possente, su cui si mescolano
sudore, saliva e sborro, sul ventre contro cui si drizza il grande cazzo,
sulle gambe robuste, dove è colata una striscia di sangue dalla ferita al
culo. Dal cazzo superbamente teso nuovamente cola un rigagnolo continuo, ma
questa volta più liquido e di un colore giallastro. Il Diablo si sta
pisciando addosso e dalla fontana della cappella il piscio scende lungo la
gamba destra, ancora in movimento, fino al suolo. La morte ha avuto ragione del
Diablo, ma non è stata una preda facile. Ken è contento. Ha chiuso un
vecchio conto. Lasciano il cadavere appeso
mentre si rivestono, poi lo calano e gli rimettono i pantaloni, lo caricano
sul cavallo, legandolo bene alla sella, e, come hanno concordato, Douglas si
avvia: consegnerà il Diablo, otterrà la ricompensa e poi la dividerà con
loro. Quando Douglas è ormai lontano,
Hugh dice ciò che ha pensato quando Ken gli ha detto
che sarebbe stato il cacciatore di taglie a riscuotere la ricompensa: - E se Douglas non torna!? Quel
figlio di puttana è capace di scappare con i soldi. Ken sorride, ma non è un sorriso
allegro. - Il rischio c’è. Douglas
sarebbe capace di dire allo sceriffo dove siamo nascosti, per essere sicuro
che non torniamo un giorno o l’altro a chiedergli la nostra parte. E per
intascare anche le taglie che ci sono sulle nostre teste. - E allora? - E allora invece di trovarci
nel posto che abbiamo concordato con Douglas, ci nasconderemo nelle
vicinanze, lungo la strada che deve percorrere per arrivarci. In questo modo
vedremo se arriva e se è da solo. Hugh storce la bocca. - A Boca Caliente non correvamo
troppi rischi. Adesso, se Douglas ci tradisce, siamo fottuti: qui in Messico
non possiamo starci, perché gli uomini del Diablo ci cercheranno per
vendicarlo; negli Stati Uniti ci ricercano e se non abbiamo un frego di
soldi, non so proprio come possiamo scomparire. Ken sa che Hugh ha ragione. L’aveva
messo in conto, ma vendicarsi del Diablo era più importante di tutto. Qualche ora dopo Ken e Hugh raggiungono il luogo concordato con Douglas.
Il cacciatore di taglie dovrebbe farsi vivo dopo alcuni giorni. Di lì percorrono diverse miglia
verso Nord e si appostano in cima a una collina. Il terzo giorno vedono in
lontananza una nuvola di polvere. Devono esserci molti cavalieri. Quando sono
più vicini, Ken vede che si tratta di almeno venti
uomini, guidati da Douglas. Sicuramente si tratta di uno sceriffo e dei suoi
uomini, che si stanno dirigendo al luogo concordato con Douglas. Quel figlio
di puttana li ha traditi. La pagherà. Ken
ha chiuso un vecchio conto, ma ora se n’è aperto un altro.
|