Guerrieri I B:
Siamo due guerrieri, della tribù celtica degli Orsi. Il nostro compito è
uccidere il re della tribù dei Lupi. Quello che ci riuscirà diventerà re,
prendendo posto del nostro sovrano, che deve essere ucciso perché incomincia
a invecchiare. D: Siamo rivali, allora. B:
Sì, ma anche amici. Sarà il destino a decidere che cosa sarà di noi. Forse
moriremo entrambi nel tentativo di uccidere il re nemico. Forse uno porterà a
termine l’impresa e diventerà re. D: Va bene. Guerrieri
celti. Tatuaggi. Forti. Come armi pugnale, spada e lancia? B:
Solo il pugnale. Siamo nudi: è un rito, un sacrificio, di cui forse saremo
officianti, forse vittime. D: Ottimo. Sappiamo dove si
trova il re? B:
Sì, in un bosco sacro, per una cerimonia, insieme al gran sacerdote, suo
fratello. Li uccideremo entrambi, poi li fotteremo e li castreremo. Li
decapiteremo e le loro teste, infilzate su pali, orneranno le nostre
abitazioni. D: Oppure saranno le nostre
teste ad essere messe davanti alle loro case. B:
Tutto è possibile. Sarebbe una fine onorevole, degna di due grandi guerrieri. D: Preferirei lasciarla a
loro. B:
Saranno gli dei a decidere la nostra sorte. D: Sono pronto. Il pugnale
infilato alla cintura, nudo. B:
Ci avviamo, in silenzio. Tu procedi e io ti seguo. Osservo il tuo corpo
forte, le spalle larghe, la schiena possente, il culo grosso e peloso, le
gambe robuste. Sono turbato e sento la tensione del desiderio accendersi in
me. D: Abbiamo raggiunto il
bosco. B:
Cerco di concentrarmi sul nostro compito. D: Procedo con cautela.
Ogni errore può essere fatale. Mi piacerebbe diventare re e non ho nessuna
voglia che la mia testa venga infilzata su un palo. So che questa è la sorte
dei nemici e davanti alla mia casa ci sono quattordici teste di nemici,
alcune ridotte ormai a crani, altre in cui la carne non si è ancora
decomposta. Nessun uomo della tribù ne ha altrettante. B:
Io ne ho nove e questo è un onore non da poco. D: Sono l’unico ad averne
più di te. Sei un grande guerriero. B:
Sentiamo una voce provenire da una radura non lontana. D: Guardo, badando a
rimanere nascosto tra i cespugli. Li vedo: il re e il sacerdote, anche loro
nudi. Il sacerdote sta alzando una coppa verso il cielo e intonando un canto.
Il re assiste, immobile. B:
Non posso vedere dalla mia posizione. Chiedo, sussurrando: “Sono lì?” D: Annuisco. B:
Prendo il pugnale e tu fai altrettanto. D: Pronto? B:
Sono pronto. D: Mi avvicino
silenziosamente e quando sono ai bordi della radura scatto in avanti. B:
Ti seguo. D: Il re mi vede ed estrae
il suo pugnale. B:
Gli blocchi il braccio e lo colpisci al ventre. Un colpo vibrato con
decisione. Vedo la smorfia di dolore sul suo viso. Io ho colpito il sacerdote
al petto. D: Estraggo il pugnale e
colpisco ancora il re, due volte. B:
Emette un suono strozzato e crolla in ginocchio. Anche il sacerdote si
accascia. Lo colpisco al cuore. D: Vibro un ultimo colpo,
al collo, recidendogli la carotide. B:
Il sangue schizza sul tuo ventre, sulle gambe, sul cazzo, ormai teso, e sui
coglioni. D: Come sempre uccidere mi
ha eccitato. E ora fotterò la vittima. Fotterò un re e io stesso diventerò
re. B:
Sì, tu hai ucciso il re dei Lupi, toccherà a te uccidere anche il nostro re
nella cerimonia di morte e prendere il suo posto. D: Sì, al nostro ritorno.
Ora però mi occupo di questo re. Guardo il suo cadavere steso a terra, la
bocca spalancata. Sorrido. Gli allargo le gambe. Mi inginocchio e appoggio i
suoi piedi sulle mie spalle. B:
Io ti guardo. Il tuo cazzo è grande e duro, teso come una lama d’acciaio. D: Sorrido, contento del
mio trionfo, gli premo la cappella contro il buco del culo e lo infilzo con
un colpo secco. B:
Sobbalzo. Mi è quasi parso di sentire il tuo grosso cazzo entrarmi in culo. D:Incomincio a spingere,
guardando il cadavere che le mie spinte fanno muovere. B:
Guardo affascinato, senza riuscire a staccare gli occhi. D: Fottere il re è una
sensazione grandiosa. Fottiamo spesso i nemici che abbiamo abbattuto, ma è la
prima volta che mi capita di fottere un re. B:
Io osservo il tuo grosso culo peloso che avanza e arretra. Il desiderio è
feroce. Vicino a me c’è il corpo del gran sacerdote, ma non mi interessa. Ti
guardo fottere il re. D: Affondo il cazzo fino a
che i miei coglioni battono contro il culo del morto, poi lo ritiro, mentre
sento il piacere crescere. B:
Io ti fisso, senza muovermi, la gola secca, il cazzo duro. D: Mi accorgo che mi stai
guardando, immobile. “Tu non fotti la tua preda, Brian?” B:
Alzo le spalle. Non posso dire che non ho voglia di fottere: ho il cazzo duro
come una pietra. Ma in questo momento non mi interessa il corpo di quest’uomo
che ho ucciso. “Ti guardo. È un piacere guardarti fottere: sei il migliore
stallone che abbia mai visto, Dan.” D: Rido. “Grazie.” B:
Guardo il corpo del re e penso che vorrei essere al suo posto. Un pensiero
assurdo, lo so: è morto, non può sentire più niente. La sua testa sarà la
quindicesima infilzata su un palo davanti a casa tua. D: Continuo a spingere,
finché il piacere non mi travolge. Allora gemo e vengo. B:
Sono vicino a venire anch’io. Mi basterebbe accarezzarmi il cazzo un momento
per venire. D: Esco dal morto e mi
sollevo. Sono euforico. Ho ucciso il re della tribù dei Lupi, ucciderò anche
il nostro re e sarò io stesso re. Volto il corpo con il piede, mi chino e
recido cazzo e coglioni. B:
Ti guardo, in silenzio. D: Infilo il trofeo nella
bocca del morto, poi con il pugnale gli recido la testa. Quando ho finito la
guardo e rido. “Piscerò sulla tua testa ogni mattina.” B:
Le tue parole aumentano la mia confusione. Vedo la mia testa infilzata su un
palo davanti a casa tua, ti vedo pisciare sulla mia testa. D: Ti guardo. Mi rendo
conto che sei turbato. “C’è qualche problema, Brian?” B:
Ti guardo, incerto. D: “Dimmi che cosa ti
succede, Brian. Siamo amici.” B:
Esito. So che cosa significa parlare. D: “Che cosa c’è?” B:
“Vedi, Dan, quando lo hai colpito, quando lo hai fottuto, quando lo hai
castrato, quando lo hai decapitato…” Mi fermo. D: “Dimmi, Brian B:
Ti guardo. Scuoto la testa. “È meglio che non dica altro. Non voglio che tu
mi disprezzi.” D: “Puoi dirmi tutto,
Brian. Ti stimo, perché sei un grande guerriero e un uomo leale e questo è
ciò che conta.” B:
Esito ancora un momento, poi concludo: “Avrei voluto essere al suo posto.” D: Sono sorpreso. Non me
l’aspettavo. “Essere al suo posto. Morire come lui. È questo che intendi?”
Non è davvero una domanda, ma voglio essere sicuro che le cose stiano come ho
capito. B:
“Sì, è questo.” D: “Vedermi uccidere ti ha
eccitato. A entrambi piace uccidere. E vedere uccidere. Forse è solo questo.” B:
Scuoto la testa. “No, Dan. È davvero quello che ti ho detto. È quello che
vorrei.” D: “Quello che vorresti… è
davvero quello che vorresti? Essere colpito a morte, fottuto, castrato?” B:
“Pensi che sia folle, vero?” D: Scuoto la testa,
energicamente. “No, Brian, ogni uomo ha i suoi sogni oscuri. E un vero uomo
ha il coraggio di viverli.” B:
“Anche quando viverli significa morire.” D: “Certamente. Proprio
quando viverli significa morire.” B:
Taccio. Sono sull’orlo del baratro e so che voglio precipitare. Ti guardo.
“Mi disprezzi, vero, Dan? Non mentire.” D: Rido. “No, certo, Brian.
I tuoi sogni non sono i miei, ma non ti disprezzo. Se hai i coglioni per
viverli, ammiro il tuo coraggio.” B:
“Se ho i coglioni… di crepare senza coglioni.” D: Scuoto la testa,
ridendo. “Al re li ho tagliati dopo averlo ammazzato. Comunque è quello che
ci capiterà se moriamo in battaglia, che per un guerriero è la morte
migliore. Castrati dopo essere stati uccisi.” B:
“Io preferirei che lo facessi prima.” D: Annuisco, senza dire
nulla. Sono disorientato. L’idea di ammazzarti mi tenta, non posso negarlo.
Uccidere mi piace. Ma sei mio amico. E non mi aspettavo che tu mi parlassi di
questo. Che mi chiedessi di castrarti mentre sei ancora vivo. B:
“Questo è il mio sogno oscuro. Ce l’ho da tempo, ma ancora esitavo. Ora non
ho più dubbi.” D: “Sai quello che vuoi,
Brian, e non hai paura.” B:
C’è un momento di silenzio, poi dico: “Ti piacerebbe ammazzarmi e fottermi,
Dan?” D: Esito un momento, poi ti
rispondo sinceramente: “Sei un grande guerriero, Brian, e uccidere un grande
guerriero è sempre bello. Fottere un maschio vigoroso... Cazzo! Certo che mi
piacerebbe ammazzarti e fotterti. Credo di averlo sempre desiderato. Un
guerriero come te… E mi piacerebbe anche infilare la tua testa su un palo
davanti alla mia casa…” B:
“Con cazzo e coglioni in bocca?” D: “Sì, certo, Brian, sì.
Ti castrerei volentieri, dopo averti battuto. Non ho paura dei miei desideri.
Castrare l’avversario che si è battuto è sempre un piacere, lo sai. L’hai
ucciso, l’hai fottuto, sei il maschio, lui non lo è più.” B:
“E puoi disprezzarlo.” D: “No, semplicemente non è
più un guerriero. Sai che avrebbe potuto ucciderti e proprio per questo
averlo ucciso è un onore e castrarlo un piacere, come fotterlo.” B:
“E lo sarebbe anche se fossi io il tuo avversario…” D: “Te l’ho detto, Brian.
Sì, certamente. Ucciderti, fotterti e castrarti mi darebbe molto piacere,
perché sei un guerriero valoroso. L’ho sempre desiderato, in fondo. Sei mio
amico, sei sempre stato leale e morirei per te, senza esitare, in questo
momento. Ma non posso negare i miei desideri. Anch’io ho desideri oscuri. Fotterti
il culo e la vita è uno di questi, perché sei un grande guerriero, ma questo
te l’ho già detto.” B:
“Allora sei disposto a farlo, Dan?” D: La tua domanda è diretta
e richiede una risposta altrettanto diretta. “Se tu me lo chiedi, sì, Brian.
Lo farò. E lo farò volentieri, senza esitazioni, senza rimorsi, come darei la
vita per salvarti, senza dubbi…” B:
Rimango in silenzio. So che tocca a me decidere. D: Rispetto il tuo
silenzio, ma mi rendo conto che il cazzo mi si sta tendendo. Sei mio amico,
eppure l’idea di ucciderti mi tenta. B:
Guardo il sole tra le cime degli alberi. Guardo i due cadaveri. Guardo la
testa del re. Annuisco. D: So che hai preso una
decisione, ma non chiedo. Attendo. Mi rendo conto che desidero ucciderti. Il
cazzo ormai è rigido. B:
“Allora, Dan, tornerai con tre teste. Dirai che ti ho sfidato dopo che hai
ucciso il re.” D: Sorrido. Sono contento
che tu abbia fatto questa scelta. Sei mio amico, ma ho voglia di uccidere. Ti
guardo e dico: “Va bene. Sarà un onore.” B:
“Va bene, Dan. Un’ultima cosa.” Esito un attimo, ma ormai non è più tempo di
nascondere. “Ora mi fotterai, come se mi avessi già ucciso. E poi farai
quello che vuoi di me.” D: “Quello che vuoi tu,
quello che vogliamo entrambi.” B:
Ti guardo e sorrido. “Sì, quello che vogliamo entrambi. Sono contento che lo
voglia anche tu.” Rimango un attimo fermo. Ormai ho deciso e non tornerò
indietro, ma ho bisogno di un momento. Sto per precipitare in un abisso e so
che, anche se lo neghi, alla fine mi disprezzerai, ma mi rendo conto che
voglio anche questo. D: Non dico nulla. Rispetto
i tuoi tempi, anche se il desiderio è violento e il mio cazzo lo tradisce. B:
Mi metto a quattro zampe, senza dire nulla. Divarico bene le gambe,
offrendoti il culo. D: Mi alzo. Guardo il tuo
culo peloso. Sto per fotterti, con il cazzo e poi con il coltello. B:
Attendo. So che non c’è modo di tornare indietro. D: Avvicino la cappella al
buco del tuo culo e ti infilzo con un movimento deciso. Nessuna cautela: non
lo vorresti. Vuoi essere un culo da fottere, nient’altro. B:
Sussulto. L’ingresso è stato violento e mi ha fatto un male bestiale, ma non
avrei voluto altro. Ho in culo il cazzo dell’uomo che mi ucciderà. La mia
discesa verso l’abisso è iniziata. D: Ti fotto con energia.
Anche se sono venuto da poco, il desiderio è violento. So che poi ti ucciderò
e questo mi eccita ancora di più. Spingo il cazzo a fondo come fosse una
spada che ogni volta ti immergo in culo, lacerandoti le viscere. B:
Il dolore è violento, ma il cazzo rimane teso e sento che il piacere non può
più essere contenuto. Il mio assassino mi sta fottendo. D: Infine vengo ed è un
piacere violentissimo. Il seme si sparge nelle tue viscere B:
Il piacere mi travolge. Vengo anch’io e gemo per il piacere. D: Rimango su di te,
appagato. È stato bellissimo. Ho fottuto un grande guerriero e tra poco gli
fotterò la vita. B:
Sono venuto mentre tu mi fottevi. Provo vergogna. D: Dopo un momento mi alzo.
Penso che avrei potuto ucciderti mentre ti inculavo. B:
Mi metto in ginocchio e mi volto verso di te. D: Ti guardo e sorrido. B:
“Hai il cazzo sporco di merda, Dan.”. D: Rido. “Mi è successo più
volte, Brian. Quando uccidi un guerriero, facilmente gli esce un po’ di merda
dal culo. E quando lo fotti, ti sporchi. Che problema c’è? Mi laverò, quando
avrò finito con te.” B:
“Non sono più un guerriero, Dan.” D: Non capisco che cosa
intendi. B:
“Ti pulisco io.” D: Ti guardo, stupito. B:
“Hai parlato di desideri oscuri, Dan… li seguo fino in fondo, fino al tuo
disprezzo.” D: Sono disorientato. Ti
guardo, senza dire nulla. B:
Mi avvicino, rimanendo in ginocchio e, senza esitare, prendo in bocca il tuo
cazzo. D: Ti stai mangiando la tua
merda. Non è solo il desiderio di morte a guidarti. Vuoi degradarti. Ed è
vero che il rispetto che avevo per te sta svanendo. B:
Continuo a leccare e a succhiare. Lentamente ti torna duro. D: “Ora basta. Alzati.” B:
La tua voce è dura. Obbedisco. Ora sono in piedi davanti a te, davanti al mio
assassino. Tu ti chini e prendi il coltello. Guardo la lama che mi squarcerà
il ventre, che mi taglierà il cazzo e i coglioni e poi reciderà la mia testa.
Il cazzo mi si sta tendendo. D: “Sei pronto, Brian?” B:
“Sì, nessuna pietà, Dan, nessuna.” D: “No, nessuna.” Vibro il
colpo con decisione, infilando la lama fino all’impugnatura nel tuo ventre, a
fianco del cazzo teso. Sento il rumore della carne lacerata e il cazzo mi si
irrigidisce ancora di più. Uccidere è bello. B:
Grugnisco. Il dolore è violento. Mormoro: “Grazie!” D: Annuisco, estraggo la
lama e la immergo di nuovo, all’ombelico. B:
Il dolore si dilata. Barcollo, ma riesco ancora a reggermi. “Ben dato, Dan!” D: Ritraggo la lama e per
la terza volta la immergo nel tuo ventre. B:
Non riesco più a stare in piedi. Le forze mi mancano. Mi appoggio al tuo
corpo. “Dan…” D: Ti afferro il cazzo e i
coglioni con la sinistra e stringo. Avvicino la lama. B:
Un’ondata di terrore mi investe. Per un attimo vorrei sottrarmi, chiederti di
castrarmi dopo avermi ucciso, ma sarebbe vile. D: Con la destra recido. Mi
piace sentire il rumore della carne lacerata, il sangue che scorre, il calore
del tuo cazzo e dei tuoi coglioni che ora sono nella mia mano. Eri un
guerriero, ma ora non sei più un maschio, Brian. B:
Non reggo più. Scivolo in ginocchio. D: Ti spingo a terra con un
piede. Ti guardo è sorrido. “Ora ti fotterò di nuovo, Brian, come ho sempre
fottuto i miei avversari, morti o moribondi. B:
A fatica dico: “Non potrò più pulirti il cazzo.” D: “Non ti fotterò il culo,
Brian. Quello l’ho già avuto. La fica. Tu non sei più maschio.” E mentre lo
dico infilo il pugnale nella ferita della castrazione, fino all’impugnatura. B:
Emetto un grido strozzato. D: “Ecco, ora hai una
fica!” Estraggo la lama, mi stendo su di te, infilando il cazzo a fondo nello
squarcio, e incomincio a fotterti, come si fotte una femmina. B:
Chiudo gli occhi. Il dolore è atroce, l’umiliazione completa. Ora desidero
solo più la morte. D: Ti fotto con grande
piacere. B:
Il dolore cresce. Vorrei che tu mi finissi. D: Vengo. Il mio seme si
sparge nella ferita. B:
Non reggo più. “Dan… finiscimi… ti prego.” D: Annuisco. Ti guardo e
per un attimo provo pietà. Prendo il pugnale. B:
Ti guardo e chiedo: “Mettimeli in bocca. E grazie.” D: Poso il pugnale, prendo
il tuo cazzo e i tuoi coglioni e te li infilo in bocca, come facciamo con il
nemico ucciso. Ti guardo e scuoto la testa. B:
Tra poco. Tra poco finirà tutto. D: Mi inginocchio accanto a
te, afferro la tua testa e la sollevo. Infilo il coltello nel collo e
incomincio e tagliare. B:
Un dolore violento e poi il mondo scompare. D: Finisco di tagliare. Mi
alzo. Sono soddisfatto. Ho tre teste da mettere davanti alla mia casa: quella
di un re, quella del gran sacerdote e quella di un guerriero valoroso. II
B:
Raggiungo la tua abitazione. È mattina, presto. Ti vedo fuori dalla capanna,
che pisci su una delle teste infilzate sui pali: le teste dei guerrieri che
hai ucciso. D: Ti vedo arrivare. Rido e dico: “Il
mattino innaffio sempre un po’ la collezione di teste.” B:
Sorrido e annuisco. “Questi uomini hanno avuto l’onore di morire per mano del
più forte dei guerrieri.” D: Rido. “Forse avrebbero preferito
vivere.” B:
“Vivere e ucciderti, senza dubbio. Onore a colui che potrà mettere la tua
testa come trofeo davanti alla sua casa.” D: Ti guardo, ghignando. “Ti piacerebbe
essere il guerriero che mi ucciderà, Brian, vero?” B:
Sorrido. “Certamente. Ucciderti sarebbe un piacere e il più grande degli
onori.” D: Annuisco. “Anche a me piacerebbe
ucciderti, perché sei un grande guerriero e non c’è piacere maggiore che
uccidere un grande guerriero, fotterlo, castrarlo e metterne la testa davanti
alla mia casa!” B:
Sorrido, un po’ turbato. “Così ci sarebbe un altro palo, con la mia testa, su
cui potresti pisciare ogni mattina.” Scuoto la testa, poi, senza più
sorridere, aggiungo: “Sarebbe comunque un grande onore essere ucciso da te.” D: “Dobbiamo farlo. Affrontarci in
duello, intendo.” B:
Ti guardo, stupito. “Ero venuto per una bella scopata, ma vedo che hai altre
intenzioni.” Se davvero intendi affrontarmi in un duello mortale, non posso
sottrarmi: sarebbe vile. D: Rido. “Non voglio ucciderti, ma
potremmo davvero fare un duello, senz’armi.” B:
“Che cosa intendi? Lottare, colpirci con pugni e calci?” D: “No, pensavo che potremmo fare un
duello usando i bastoni come fossero spade.” Entro nella capanna, prendo i
due bastoni e te ne tendo uno. Punto l’altro verso di te. “Tra poco questa
lama ti trafiggerà.” B:
Rido. Ho capito che cosa intendi. “L’hai voluto tu, Dan. La tua testa ornerà
la mia casa. Ti fotterò e ti castrerò, dopo averti ucciso.” D: “Molti guerrieri mi hanno minacciato e
puoi vedere che fine hanno fatto!” Indico le teste piantate sui pali. “Adesso
tocca a te!” Attacco, cercando di colpirti con la punta del bastone. B:
Con il mio bastone devio il tuo. Penso che stiamo giocando come bambini. Se
qualcuno ci vedesse riderebbe di noi. D: Attacco di nuovo. Questa lotta mi
piace. Immagino di avere davvero una spada o un pugnale. Il cazzo mi si
tende, come spesso mi capita in battaglia. B:
Mi sottraggo, arretrando, poi attacco. D: Paro il tuo attacco e riesco a far
scivolare il bastone sotto il tuo, colpendoti con forza al ventre. B:
L’urto è stato violento e il dolore forte. Certamente se fosse stata una
lama, mi avrebbe trapassato. Allora barcollo, abbasso il braccio e lascio
cadere il bastone. D: “Ti ho battuto, Brian, e ora ti
fotterò, prima di castrarti e finirti.” B:
Cado in ginocchio, come se non fossi più in grado di reggermi, le mani sul
ventre. “È tuo diritto.” D: “Certo!” Sollevo la gamba e ti
colpisco al petto, facendoti cadere a terra. Ti volto a pancia in giù con un
calcio. Sono brutale, ma sono sicuro che anche tu lo vuoi. B:
Il cazzo mi si tende. La tua violenza mi soggioga. Tra poco mi fotterai, come
hai fatto tante altre volte. D: Mi inumidisco la cappella, mi stendo
su di te e ti inculo con una spinta decisa. Sussulti. Devo averti fatto un
male feroce. “Hai sentito la mia spada, ora senti il mio cazzo.” B:
Il dolore mi ha accecato, ma il mio cazzo è rigido. Sei entrato come il
guerriero vincitore e va bene così. D: Ti fotto con furia, senza frenarmi. Ti
sento gemere e so che in questi gemiti c’è piacere e c’è dolore. B:
Il dolore cresce, l’eccitazione anche. D: Fotto a lungo, finché vengo. B:
Sento il tuo grugnito, la scarica in culo. D: Mi sollevo. Guardo il tuo corpo steso
a terra. Ti volto con un calcio. Hai il cazzo duro, B:
Ti guardo. “Mi hai vinto, mi hai fottuto.” D: “E ora ti castrerò.” Mi chino su di te
ti afferro cazzo e coglioni con la sinistra e passo la destra di taglio, come
se li stessi recidendo. B:
Il contatto con la tua mano mi fa venire. Grido. Poi mormoro: “Sei tu il
maschio!” D: “Apri la bocca.” B:
Obbedisco. D: Faccio il gesto di infilarti in bocca
il cazzo e i coglioni. “Ora di finire.” Ti volto sulla pancia e con il
bastone premo contro il buco del culo. “Senti la mia spada?” Non ho mai
ucciso così, ma l’idea mi diverte. Il cazzo si sta di nuovo irrigidendo. B:
Sento la punta del bastone premere. Gemo. D: Mi alzo. Ti afferro la testa per i
capelli e passo la mano di taglio, sul collo. “Una testa in più per la mia
collezione.” Lascio andare la testa. Ti guardo, steso a terra. B:
Mi metto a sedere. Sono frastornato. D: Ti guardo. “Tutto bene, Brian? Mi
sembri un po’ scosso.” B:
Annuisco. “Lo sono.” Esito, poi dico: “Mi è piaciuto, è stato molto forte.” D: Annuisco. “È piaciuto anche a me,
molto.” B:
Ci guardiamo, in silenzio. Ci sono cose non dette, tra noi. Forse è meglio
che rimangano inespresse. D: “Che succede, Brian?” B:
Mi alzo, annuisco. Sorrido e dico: “Per un momento ho pensato che tu volessi
davvero sfidarmi.” D: Ti guardo negli occhi, in silenzio. B:
Anch’io non dico nulla. D: “Forse è quello che vorresti.” B:
Chino il capo. Le tue parole hanno aumentato la mia confusione. Guardo la
testa su cui stavi pisciando. È ancora tutta bagnata. Il cazzo spunta dalla
bocca, sporgendo sulla barba intrisa di piscio. D: “La tua testa starebbe bene di fianco
a quella di Cinghiale.” B:
Lo penso anch’io, ma non dico nulla. D: “Piscerei tutte le mattine sul tuo
capo...” Scuoto la testa e rido, Il cazzo è duro. B:
Guardo il tuo cazzo e sorrido, cercando di nascondere il mio turbamento. “Ce
l’hai di nuovo duro! Cazzo, Dan! Sei un toro, non un uomo!” D: Rido. “Sì, ho di nuovo voglia di
fottere, è vero. Fottere l’avversario che ho sconfitto, prima di tagliargli
la testa e metterla accanto a quella di Cinghiale. Oppure potrei decidere di
tenerlo come schiavo di piacere.” B:
Di solito gli schiavi di piacere sono giovani maschi catturati razziando i
villaggi nemici. Certo non guerrieri adulti, per cui sarebbe un’umiliazione. D: Ti guardo e dico: “Ti piacerebbe
essere il mio schiavo di piacere?” B:
Mi sembra che mi manchi il fiato, ma fisso il tuo grosso cazzo. “Dan, sono un
guerriero…” D: “Un guerriero sconfitto. Diciamo che
invece di ammazzarti, ti ho reso schiavo. Ti marchierò a fuoco, sul culo,
come si fa in questi casi.” Sorrido, poi, con voce decisa, dico: “In
ginocchio, schiavo!” B:
Ti guardo e obbedisco. Non so neanch’io perché lo faccio. D: Non ero sicuro che tu accettassi, ma
quanto è successo ti ha turbato. “Succhia il cazzo del tuo padrone.” Sono
davanti a te, il cazzo a una spanna dalla tua bocca. B:
Deglutisco. Avvicino il capo al tuo cazzo. Ne sento l’odore, intenso. Sborro
e piscio: sei venuto da poco e non ti sei pulito dopo aver pisciato sulle
teste. Anche merda. Non ne vedo traccia, ma l’odore non lascia dubbi. D: “Muoviti, schiavo!” B:
Prendo in bocca la cappella e incomincio a succhiare. Poi lascio la preda e
passo la lingua più volte dai coglioni alla cappella. Ritorno ad avvolgere il
cazzo con le labbra. Metto le mani sui tuoi fianchi e continuo. D: “Sei bravo a succhiare cazzi, schiavo!” B:
Provo vergogna, ma ormai sono troppo avanti. Fermarmi non avrebbe senso. Mi
rendo conto di aver imboccato una strada al termine della quale ci può essere
solo la morte, la mia o la tua. D: Rido, soddisfatto. Il piacere cresce.
Ti metto le mani sulla testa e prendo a fotterti in bocca. Spingo a fondo,
senza preoccuparmi se ti manca il respiro. B:
Quando il tuo grosso cazzo mi occupa interamente la bocca, non riesco a
respirare. Morirò? Forse sarebbe meglio così, sì. D: Alcune spinte più decise e infine il
piacere mi travolge. Verso un po’ di seme nella tua bocca. Chiudo gli occhi. B:
Inghiotto. Sono confuso, umiliato. Abbiamo scopato spesso, ma il nostro era
un rapporto alla pari. Ora non è più così. D: Ti guardo, in ginocchio davanti a me.
Mi rendo conto che il legame che esisteva tra di noi si è spezzato. B:
Tengo gli occhi bassi. Non me la sento di guardarti in faccia. D: “Vuoi che lo faccia, Brian?” B:
Ti guardo. Annuisco. Non esiste altra via d’uscita. D: Vado a prendere due spade. B:
Mi alzo. Sono sereno, ora. D: Ti porgo una spada. Sorrido. “Tempo di
morire.” B:
“Sì, Dan. La mia testa accanto a quella di Cinghiale.” D: “O la mia accanto a quella dello
Sfregiato, l’ultima guerriero che hai battuto.” B:
Sorrido. “Sarà un grande onore per me, in entrambi i casi.” D: Anch’io sorrido. “Mi spiace, Brian,
averti portato a questo. Ma ucciderti sarà un piacere, essere ucciso da te un
onore. Che vinca il migliore.” B:
“Che vinca il migliore.” So che mi darai la morte e accetto il destino, ma mi
batterò. D: Attacco. Tu ti sottrai. Ti muovi
incerto e io non voglio approfittare del vantaggio, anche se so che è la
morte quello che desideri. B:
Ti guardo. Il cazzo ti si sta tendendo di nuovo. È incredibile. Me lo
metterai ancora una volta in culo, dopo avermi sbudellato? Sì, di sicuro. Mi
rendo conto che non combatto davvero. D: Attacco di nuovo, ma vedo che sei
confuso e ti difendi a fatica. Mi chiedo se mettere fine a questo duello,
uccidendoti, ma mi sembrerebbe sleale. “Lotta, Brian. Cerca almeno di morire
da guerriero e non come uno schiavo.” B:
Le tue parole mi scuotono. Penso che potresti raccontare quello che è
successo, dire a tutti che sono stato il tuo schiavo di piacere prima che tu
mi ammazzassi. Mi hai fottuto come si fotte un nemico vinto, uno schiavo. Non
voglio. D: Ti vedo ancora incerto. Penso ancora
che forse dovrei trafiggerti, ma non voglio approfittare della tua confusione. B:
Se non voglio perdere l’onore, se non voglio che la mia memoria sia
infangata, devo ucciderti. Ma tu sei più forte di me, lo so. D: Incrociamo le spade, senza
convinzione. Sono irritato. “Merda, Brian! Datti da fare!” B:
Annuisco. Fingo di essere ancora incerto e poi, con un movimento rapidissimo,
che non ti aspettavi, ti immergo la spada nel ventre, mentre con la sinistra
ti blocco il polso. D: Sento il dolore violento. Hai vinto.
La mia testa sarà infilata su un palo davanti alla tua casa. “Merda!” Hai reagito
di colpo, uscendo dal tuo torpore, e io non me l’aspettavo. “Merda!” B:
Io sorrido. Spingo la spada ancora più a fondo, fino a che esce dalla schiena. D: Barcollo, il dolore mi travolge.
“Merda!” B:
Rido. Ritraggo la spada e la immergo nuovamente più in basso, accanto al
cazzo che è ancora teso. La spingo fino a che esce dal culo. D: La spada mi scivola di mano. Non reggo
più. Sto cadendo. B:
La mia spada ti sostiene. Ti appoggi su di me ed è bello sentire il tuo corpo
forte negli spasimi dell’agonia. D: Il dolore mi inghiotte. È la fine.
Vorrei chiederti di finirmi, ma non voglio umiliarmi. B:
Godo del mio trionfo. Ho battuto il più forte dei guerrieri. La tua testa
sarà infilzata su un palo davanti a casa mia. Ritiro la spada. D: Scivolo in ginocchio, incapace di
reggermi. B:
Ti spingo a terra. Ti guardo boccheggiare, il sangue che sgorga dalle ferite.
Penso che mi sono umiliato davanti a te, come uno schiavo di piacere. Provo
un odio feroce. “Ora ti fotto, Dan!” D: Annuisco. “È tuo diritto.” B:
Ti volto con un calcio. Guardo il tuo grosso culo peloso. Ho il cazzo duro,
sono pronto. D: Attendo l’ultima umiliazione. Abbiamo
scopato molte volte, ma ora è diverso, ora il guerriero vincitore fotte lo
sconfitto. Poi mi decapiterai e mi castrerai. B:
Ti inculo con una spinta violenta, cercando di farti male, come hai fatto tu
prima con me. Cancello l’umiliazione subita. D: Mi mordo il labbro. Mi fotti come un
animale, ma è giusto così: sono il guerriero che hai sconfitto. B:
Fotto a lungo, finché il piacere esplode. Mi affloscio su di te. Poi mi alzo. D: Aspetto che la tua spada mi cali sul
collo. B:
Guardo il tuo corpo disteso, il culo peloso che ho fottuto, il mio cazzo
sporco di sangue. Sorrido. Con un calcio ti volto sulla schiena. D: Ti guardo. Attendo che tu mi finisca. B:
Mi inginocchio di fianco a te e prendo il pugnale. Afferro il cazzo e i
coglioni. Vedo l’angoscia nel tuo sguardo. “Ora ti castrerò, Dan!” D: “Brian! No! Sono un guerriero!
Finiscimi prima di castrarmi.” B:
Rido. Scuoto la testa. Avvicino la lama e incomincio a tagliare. D: Il dolore è atroce, ma è l’umiliazione
a schiantarmi. B:
Procedo, sorridendo. Il sangue scorre copioso, ma non ci bado. Ora stringo in
mano il tuo grosso cazzo e i tuoi splendidi coglioni. D: Chiudo gli occhi. Aspetto la morte. B:
Ti spingo i coglioni in bocca. Il cazzo sporge sul mento, tra i peli della
barba. Rido. D: Ti chiederei di uccidermi, ma non
posso parlare. Non meritavo questa morte. B:
Mi sollevo. “Piscerò sulla tua testa tutte le mattine!” Incomincio a
pisciarti in faccia. D: Chiudo gli occhi. Sento il tuo piscio
scorrermi sul viso. Non capisco perché mi odi in questo modo. Mi hai vinto,
fottuto, castrato, ora mi pisci in faccia. Perché tanto odio? B:
“Ora di crepare, Dan.” D: Non desidero altro. B:
Prendo la spada e la sollevo. Ti guardo negli occhi e sorrido. La calo con
forza sul tuo collo. D: Il dolore violento e infine il nulla. B:
Finisco di recidere il capo e lo prendo tra le mani. Guardo il grosso cazzo
che sporge, il sangue e il piscio sulla barba. Sputo su un occhio. Poi mi
alzo, raccolgo la mia spada e il mio pugnale e guardo il tuo cadavere. D: Steso a terra, senza cazzo e coglioni,
senza testa, squarciato dalle ferite, coperto di sangue. B:
Rido e mi allontano. Raggiungo la mia capanna. Ci sono due pali acuminati
infissi sul terreno. Infilzo la tua testa su uno dei due e la guardo
soddisfatto. D: Un trofeo di cui essere orgoglioso. B:
Una giornata iniziata bene. D: Questione di punti di vista… B:
In effetti… D: Posso dire che sei un bel figlio di
buona donna? B:
Come sei suscettibile… D: Ucciso a tradimento, di fatto,
fottuto, castrato ancora vivo, mi hai pure pisciato e sputato in faccia! Ci
mancava solo che mi cagassi addosso. B:
Non mi è venuto in mente. Avevo pensato di trascinare il corpo al recinto dei
maiali, ma non sapevo se era compatibile con l’ambientazione. D: La prossima volta vedi che cosa ti succede… III B: Allora l’immagine di Tagame? D:
Per me va bene, Brian-San. B: Dan-San suona meglio. D:
Suona bene, è vero. Siamo due guerrieri. B: Due guerrieri molto forti, che
combattono insieme da anni. Molto amici. Si desiderano, ma nessun guerriero
può accettare di essere posseduto. D:
Allora non mi resta che prenderti con la forza. B: Vedremo. D:
Siamo impegnati in qualche impresa? B: Abbiamo appena concluso un’impresa,
abbiamo ucciso diversi nemici, abbiamo fottuto i corpi, li abbiamo castrati e
decapitati e adesso torniamo con le loro teste. D:
Io ne ho quattro, tu due. Le abbiamo appese alle selle dei nostri cavalli. Le
metteremo di fronte alle nostre case. B: Un onore per noi, ma anche per loro,
che sono stati uccisi da due valenti guerrieri. D:
Sono due giorni che cavalchiamo. Domani saremo al nostro villaggio. Nel
pomeriggio ci fermiamo vicino a un laghetto: tanto non riusciremmo ad arrivare
prima di notte. B: Fa molto caldo e siamo alquanto
sudati. Ci spogliamo e ci immergiamo. Quando usciamo osservo il tuo corpo
forte. Sei un magnifico guerriero. D:
Anch’io ti guardo e sento il desiderio crescere. Mi piaci. Il cazzo mi si
tende. “Sei un bel maschio, Brian.” B: “Posso dire lo stesso di te. Il
maschio più maschio che abbia mai conosciuto. Vederti fottere è uno
spettacolo.” D:
Ti fisso senza rispondere, inseguendo i miei pensieri, poi dico: “Hai un
bellissimo culo, Brian!” B: Ti guardo, sorpreso. Sorrido e dico:
“Anche tu hai un bel culo, Dan!” D:
Annuisco. “Mi piacerebbe gustarlo e credo che non ti spiacerebbe.” B: Mi tendo. “Nessuno mi ha mai preso.
Sono un guerriero. Solo chi mi ucciderà potrà prendermi.” D:
“È l’unico modo?” B: Sono stupito dalla tua insistenza.
“Certo!” D:
“Vale anche per me. Perciò non rimane che affrontarci.” B: Ti guardo, stupito. Non stai
scherzando. Una sfida. La morte e lo stupro per uno dei due. L’altro tornerà
con una testa in più. D:
Aspetto che tu risponda. B: “Sarà un onore avere la tua testa
infilata su un palo davanti alla mia casa. E sarà un piacere essere il primo
e l’unico a fottere il tuo culo. Ma sarà un onore anche se sarà la mia testa
a essere tagliata e messa davanti alla tua dimora. E se devo essere fottuto,
che sia tu a farlo: sei il migliore dei guerrieri.” D:
“Grazie, Brian. Penso lo stesso di te. Potrei dirti che mi spiace ucciderti,
ma mentirei: sei mio amico, ma uccidere un forte guerriero mi piace e tu sei
il più forte.” B: “Allora è giunto il momento di
affrontarci. La spada? O il pugnale?” D:
“A mani nude, Brian. Voglio che tu sia vivo e in forze quando ti fotterò.
Voglio che tu mi senta entrare in te.” B: Ti guardo, turbato, poi dico: “Dopo
dovrai comunque uccidermi.” D:
“Lo farò, Brian, certo. Secondo il rituale.” B: Annuisco. Conosciamo tutti l’antico
rituale in cui il vincitore uccide l’uomo che ha sconfitto e stuprato: un
rituale atroce. Rabbrividisco al pensiero di quello che mi attende se verrò
sconfitto, ma non intendo sottrarmi. D:
Indossiamo entrambi il fundoshi e ci mettiamo in posizione. Ti osservo un
attimo e al pensiero che presto ti fotterò, il cazzo mi si irrigidisce. B: Vedo che ti sta venendo duro. Penso
che se sarò sconfitto questo grosso cazzo che la stoffa non riesce a
nascondere mi entrerà in culo. Al pensiero anche il mio cazzo alza la testa. D:
Vedo che anche tu ce l’hai duro. Sono contento che anche in te arda il
desiderio. Entrambi vogliamo questa sfida, che si concluderà con lo stupro e
la morte di uno di noi. B: Mi lancio contro di te, ma riesci a
schivarmi. Cerchi di sfruttare il mio slancio per farmi cadere, ma riesco a
rimanere in piedi. D:
Ti afferro e lottiamo. Rotoliamo a terra, ci stacchiamo e ti salto addosso,
prima che tu sia riuscito a rialzarti. B: Sei sulla mia schiena. Sento il peso
del tuo corpo sul mio, la pressione del tuo cazzo contro il mio culo. Il
desiderio cresce, il cazzo è ancora più teso. Cerco di liberarmi, ma non ho
più la lucidità necessaria. D:
Ti blocco, premendo su di te. Ti stringo in una morsa a cui non puoi
sfuggire. B: Non riesco a liberarmi. Era
prevedibile che avresti avuto la meglio. Sei più massiccio e forte. Con la
spada avremmo combattuto ad armi pari o quasi. D:
“Ti arrendi, Brian? Accetti di essere fottuto e poi ucciso?” B: “È tuo diritto, Dan.” Fottuto e poi
ucciso. Dan mi fotterà e poi mi ucciderà. Perché il pensiero mi eccita?
Perché il cazzo si tende? D:
Sorrido. Ora gusterò il tuo culo e poi ti ucciderò. “Sto per fotterti, Brian.
Fotterti due volte, con il cazzo e con la spada.” B: Una morte atroce mi attende, ma il mio
cazzo è teso. Ho accettato la mia sconfitta. D:
Ti calo il fundoshi, metto le mani sulle tue natiche, le divarico, sputo sul
buco del culo e premo con la cappella. B: Sento che il tuo cazzo sta entrando
dentro di me. La sconfitta totale per un maschio. Eppure, nonostante
l’umiliazione e il dolore, il cazzo è tanto teso che potrei venire. D:
Spingo a fondo, deciso: ti ho vinto, sei mio. B: Il dolore è forte, ma il piacere lo è
di più. D:
Ora che il mio cazzo è ben dentro il tuo culo, mi godo questo momento, poi
incomincio a muovermi avanti e indietro, fottendoti. È splendido sentire la
carne che cede a fatica, il calore di questo culo che ho conquistato. B: Il dolore cresce, ma cresce anche il
piacere. D:
Con una serie di spinte violente vengo. Il mio sborro si sparge nel tuo culo. B: Il piacere deborda e vengo anch’io,
con un gemito. D:
Mi stupisce che tu sia venuto: un maschio non dovrebbe godere quando viene
fottuto. Per me la sensazione è stata intensissima. B: Sono venuto mentre tu mi fottevi. Il
massimo della vergogna. D:
Rimango disteso su di te, il mio cazzo nel tuo culo. È stato bello fotterti.
Sarà bello anche ucciderti. B: Mi piace sentire il tuo cazzo dentro
di me, il cazzo del maschio che mi ha fottuto, che mi ucciderà. D:
“È stato splendido, Brian.” B: “Anche per me, Dan.” Non avrei dovuto
dirlo, ma mentire mi sembrerebbe vergognoso. D:
Sono stupito delle tue parole. Prendo la spada. B: È ora. Una morte atroce mi attende, ma
va bene così. D:
“Ora di crepare, Brian. Mordi il mio dito.” Sappiamo tutti e due il senso di
questo gesto: tenendo il mio dito in bocca, senza cedere al dolore e
stringere i denti o spalancare le labbra per urlare, dimostrerai di saper
controllare il dolore, come un vero guerriero deve fare. Non posso più
considerarti un vero guerriero, perché sei venuto mentre ti inculavo, ma
voglio lasciarti questa ultima possibilità di morire da uomo. Se cederai, ti
castrerò. B: “Nessuna pietà, Dan.” Voglio che tu
vada fino in fondo senza fermarti. D:
“Non ne avrò.” Mi ritraggo. B: Mi spiace sentire il tuo cazzo uscire
dal mio culo. Non perché ora entrerà la spada, ma perché avrei voluto morire
con il tuo cazzo in culo. D:
Avvicino la punta della spada al buco del tuo culo. Sorrido e la appoggio
delicatamente. B: Ora, la mia agonia sta per
incominciare e mi accorgo che il cazzo si è di nuovo teso. D:
Spingo e la lama taglia la carne e penetra. Avverto il tendersi del tuo
corpo, mentre spingo ancora un po’, lentamente. B: Ondate di dolore mi investono, mentre
la lama affonda nella mia carne, in un ultimo sfregio. Mi controllo e non
stringo i denti, né apro la bocca. D:
Spingo ancora ed è bellissimo. Affondare la lama nel tuo culo, come prima ho
affondato il cazzo, farla penetrare lentamente, sempre più a fondo. Ora
almeno metà è dentro di te. “Lo senti, Brian? Lo senti questo cazzo di
acciaio che ti lacera le viscere?” B: Il dolore è atroce. A tratti mi pare
di svenire e a ogni movimento della spada faccio fatica a trattenere l’urlo. D:
Spingo ancora, piano. La lama affonda nella tua carne, ormai la punta ti
scava nel petto e l’elsa tra poco toccherà il tuo culo. B: E infine cedo. Cedo al dolore, ma
soprattutto cedo al mio desiderio di umiliazione. “Castrami, Dan.” D:
Sono stupito. Credevo che saresti riuscito a resistere, ma ti sopravvalutavo.
Mi hai deluso. “Come vuoi.” B: Mi afferri il cazzo e i coglioni.
Avverto nel movimento della tua mano lo stupore nello scoprire che il mio
cazzo è duro. D:
Hai la mia spada in culo fino all’elsa e ce l’hai duro. Mi sembra
incredibile. B: “Sono pronto, Dan.” Voglio che
finisca, voglio scendere gli ultimi gradini della vergogna. D:
Lascio la spada e prendo il pugnale. Ti volto sulla schiena e ti guardo,
mentre la mia mano stringe il tuo cazzo e i tuoi coglioni. “È ora, Brian.”
Avvicino la lama e recido. B: Un’ondata di dolore mi travolge.
Chiudo gli occhi. D:
Spingo con forza il cazzo nella tua bocca. Premo in modo che penetri bene,
soffocandoti. B: Non riesco più a respirare. Sto morendo.
Vorrei ringraziarti, ma non posso più parlare. Il mondo svanisce. D:
Mi alzo. Guardo il tuo cadavere. Scuoto la testa. B: Un cadavere senza cazzo e senza
coglioni, il cadavere di un uomo inculato, fottuto con una spada e poi
castrato. D:
Piscio sulla tua faccia, come farò quando sarà infilata su un palo davanti
alla mia abitazione. Estraggo la spada dal tuo culo e con un colpo netto,
recido il capo. Lo prendo tra le mani e rido, poi lo infilo nella sacca,
insieme alle altre teste. Mi stendo per dormire. B: Il mio cadavere rimane abbandonato
vicino al laghetto. D:
Il mattino mi alzo. Ora di tornare al villaggio, con sette teste. Raggiungo
il tuo cadavere, coperto di insetti. B: Nella notte gli animali hanno incominciato
a nutrirsi. La tua presenza ne ha tenuti lontano alcuni, ma altri si sono
cibati, rodendo un polpaccio e un braccio. D:
Ti guardo e scuoto la testa. Piscio sul tuo ventre, facendo alzare in volo
un’infinità di insetti. Poi mi accovaccio sopra di te, per l’ultimo spregio. B: La merda scende sul mio ventre, sopra
la ferita della castrazione. D:
Guardo il mio grosso stronzo nero sul tuo ventre. Sembra un cazzo. Rido e
dico: “Un cazzo di merda per una merda senza cazzo.” IV B:
Due guerrieri celti? D: Va benissimo. Nemici o della stessa
tribù? B:
Della stessa tribù, poco prima di una battaglia. D: Entrambi consci che potrebbero morire
oggi stesso. B:
E che le loro teste, con il cazzo e i coglioni in bocca, potrebbero essere
infilate su pali di fronte alle capanne dei nemici che li hanno uccisi. D: Un grande onore per chi riuscisse
nell’impresa. B:
Siamo di fronte alla tua casa. Stiamo per avviarci verso il luogo in cui
affronteremo il nemico. “Spero oggi di morire in battaglia.” D: “Perché parli di morire? Speriamo di
sconfiggere i nemici e infilzare le loro teste su pali davanti alle nostre
case.” B:
Scuoto la testa. “Dan, sono ancora un forte guerriero, ma gli anni passano e
presto non sarò più un avversario temibile. Voglio morire in battaglia,
combattendo per la mia tribù.” D: “Capisco. Se morirai in battaglia e
vinceremo, il tuo corpo sarà bruciato con tutti gli onori dovuti a un grande
guerriero. E sarà un grande onore per chi ti ucciderà.” B:
Annuisco. Quello che dici è vero. “Spero nella vittoria, per la nostra tribù.
Ma ti dirò, Dan… se la mia testa dovesse ornare la casa di un grande
guerriero… sarebbe la fine migliore. Ho combattuto, ho ucciso ed è giusto che
a mia volta venga ucciso e subisca l’oltraggio di chi mi ha battuto. D: “Di certo molti guerrieri vorrebbero
poter mettere la tua testa davanti alle loro case: sarebbe un grande onore.” Mentre
lo dico guardo le teste infilate sui pali davanti alla mia casa e sorrido. B:
“Senza dubbio. Oggi sarebbe davvero un grande onore. Tra qualche anno non
più. Non voglio vedere il giorno in cui la mia testa sarà un trofeo senza
valore.” D: “Il destino è nelle mani degli dei.” B:
Annuisco. “Dan, nell’ultima battaglia, poco è mancato che fosse la tua testa
a essere tagliata.” D: “Sì, quei bastardi mi hanno assalito
in quattro e se non fossi intervenuto tu ad aiutarmi, sarei morto. Ti sono
molto grato di questo.” B:
“Sì. E per questo ti chiedo un favore.” D: “Qualunque cosa io possa fare senza
macchiare il mio nome. Puoi chiedermi la vita, se vuoi.” B:
“Sì, la vita… Senti, Dan… se vinceremo questa battaglia, devi promettermi
che…” D: “Dimmi.” B:
“Che ci batteremo in duello.” D: Ti guardo, stupito. Poi intuisco.
“Vuoi morire per mano mia?” B:
“Tu sei il più grande dei guerrieri. Essere ucciso da te è un onore. Che la
mia testa poggi su uno di questi pali, per ricevere ogni mattino il tuo
piscio. Anche questo è un onore.” D: “Ucciderti sarà un onore, ma in un
vero duello, in cui ti batterai. E se vincerai sarai tu a esporre la mia
testa.” B:
“Sì, Dan. Se vincerò ti fotterò, ti castrerò e metterò la tua testa su uno
dei pali di fronte alla mia casa. Ma so che ormai sei più forte e sarà come
desidero.” D: Annuisco. “Come vuoi, Brian.” B:
“Non ti pesa?” D: “Mi pesa, ma mentirei se dicessi che
ucciderti non mi darebbe piacere. Sei un grande guerriero, Brian. Avere la
tua testa davanti alla mia casa sarà un grande onore per me.” B:
Sorrido. “Così sarà e sono contento di sapere che uccidermi ti darà piacere.” D: Sorrido anch’io. “Mi darà piacere
ucciderti, mi darà piacere fotterti.” Rido. “Ma il destino è nelle mani degli
dei. Vedremo che cosa succederà.” B:
Senza dire altro ci avviamo. Raggiungiamo gli altri guerrieri e quando siamo
pronti ci avviamo. Ai margini del bosco incontriamo i nostri nemici. D: Ci lanciamo all’attacco. È un
combattimento feroce, in cui non si fanno prigionieri. Io uccido diversi
guerrieri, le cui teste orneranno la mia casa, sempre che non sia la mia
testa a ornare la casa di un guerriero della tribù nemica. B:
Io rimango al tuo fianco e combatto valorosamente. Anch’io uccido parecchi
guerrieri. D: La battaglia volge a nostro favore. I
nemici arretrano, ma noi li incalziamo. Inseguiamo un gruppo che cerca di
sfuggirci salendo sul fianco della montagna. B:
Nella foga dell’inseguimento, rimaniamo separati dagli altri. Un gruppetto di
nemici balza su di noi. Sono sette. D: Li affrontiamo fianco a fianco, senza
arretrare. B:
Ne uccido uno, poi un secondo. D: Anch’io colpisco il primo che si è
avvicinato a me e poi un altro. B:
Mentre stai attaccando un terzo guerriero, un altro cerca di colpirti alle spalle,
ma io urlo e mi lancio su di lui, trafiggendolo. D: Uccido il guerriero che stavo
affrontando, mentre tu uccidi l’ultimo nemico. “Mi hai di nuovo salvato la
vita, Brian.” B:
Annuisco. “E ne sono orgoglioso. Sono ancora un grande guerriero.” D: Mi guardo intorno. Non ci sono altri
guerrieri nemici. In lontananza vedo che il loro villaggio sta bruciando. I
nostri lo hanno raggiunto. La battaglia si è conclusa. Ti guardo. C’è sangue
sul tuo corpo, parecchio, ma non vedo nessuna ferita, a parte qualche taglio
superficiale. B:
Ti sorrido. “Abbiamo vinto, Dan. Hai ucciso molti guerrieri e le loro teste
orneranno la tua casa. Potrai pisciare su di esse ogni mattina. Ma ora devi
affrontare un altro guerriero.” D: “Il più forte, colui che mi ha salvato
la vita due volte e che oggi potrebbe mettere la mia testa su un palo davanti
alla sua casa. Sarebbe un onore per me.” B:
Annuisco. “E anche per me. Sei pronto, Dan, o preferisci riposarti prima?” D: “No, siamo tutti e due stanchi,
nessuno di noi è in vantaggio.” Esito un attimo e poi aggiungo: “ Nessuna
pietà, Brian. Se dovessi uccidermi, fottimi e castrami senza esitare, come
facciamo con i nostri nemici.” B:
“Fotterti sarà un vero piacere: sentirai in culo il cazzo dell’uomo che ti ha
sconfitto. Anche castrarti mentre sei ancora vivo sarà un grande piacere. E
poi, dopo averti pisciato addosso, ti infilerò in culo la tua spada, per
finirti, e spargerò la mia merda sul tuo corpo.” D: Rabbrividisco. “Una fine orribile per
un grande guerriero.” B:
“L’onore di essere ucciso da un grande guerriero si paga. Il corpo delle
sconfitto rimarrà qui, senza testa, cazzo e coglioni, bagnato di piscio e con
la merda del vincitore sul ventre, la sua spada ancora infilata in culo.” D: Annuisco. Per me va bene. B:
“Pronto, Dan?” D: Sono pronto. Il duello incomincia. Tu
attacchi e io paro il tuo attacco. B:
Arretro e poi attacco di nuovo. La punta della mia spada tocca il tuo petto,
ma è solo un graffio. D: “Merda!” Stai combattendo con ardore e
sei un avversario temibile. B:
Attacco ancora e ti costringo ad arretrare. Ti incalzo. D: Mi costringi sulla difensiva. Il tuo
corpo è madido di sudore, ma non cedi alla fatica. Il tuo cazzo si tende,
come il mio: il pensiero della morte ci eccita. B:
Avverto la stanchezza, ma non cedo. Combattiamo a lungo. D: Mi rendo conto che sei stanco. Lo sono
anch’io, ma sono più giovane e reggo meglio la fatica. Allora attacco, con un
movimento molto rapido. B:
Cerco di parare, ma non ci riesco. La punta della tua spada si infila nel mio
ventre e penetra a fondo. Emetto un suono strozzato, lascio cadere la mia
arma e mi porto le mani al ventre. “Hai vinto, Dan. Sei il più grande… il
maschio.” D: Annuisco. Sono esausto, ma il pensiero
di ucciderti e fotterti mi dà forza. “Ora gusterai il mio cazzo, Brian.”
Estraggo la spada dalla ferita. B:
Cado in ginocchio. Il dolore mi schiaccia. D: Con un calcio al petto ti faccio
cadere disteso a terra, poi con il piede ti volto, in modo che tu sia disteso
sulla pancia. B:
Non oppongo resistenza. Mi hai vinto lealmente e hai il diritto di fare di me
ciò che vuoi. E desidero la morte che mi darai. D: Guardo il tuo culo, che nessuno ha mai
posseduto. Sto per fottere un grande guerriero. B:Attendo
che tu mi stupri. Il cazzo del guerriero che mi ha lealmente battuto entrerà
in me, come la sua spada è entrata in me. D: Metto le mani sul tuo culo, divarico
le natiche, mi stendo e ti inculo con una spinta decisa. B:
Sussulto. Altro dolore si aggiunge a quello della ferita. E l’umiliazione dello
stupro. Ma è quello che ho richiesto. “Sei il migliore Dan.” D: Rido, orgoglioso del mio trionfo. Ho
ucciso molti nemici, ma tu sei il più grande dei guerrieri la cui testa oggi
ornerà la mia casa. B:
Tu fotti con grande energia e il dolore si moltiplica. Sei sempre stato il
migliore stallone della tribù. Controllando a fatica la voce, dico: “Merda!
Dan, il tuo cazzo in culo… non credo che la mia spada sarà peggio!” D: Rido di nuovo e spingo con violenza.
Godo per la vittoria, godo di poter fottere questo culo vergine. “Ho fottuto
molti uomini, Brian, guerrieri che ho vinto, schiavi, giovani che si sono
offerti a me. Ma il piacere che provo a fottere te è molto più forte.” B:
“Sono contento di questo.” Fotterti mi avrebbe dato altrettanto piacere, ma non
volevo che il tempo mi togliesse le forze e la fama. Muoio ucciso da un
grande guerriero: è un onore. D: Ti fotto a lungo, finché il piacere mi
travolge. Il mio seme si riversa nelle tue viscere. Rimango un momento steso
su di te, mentre lentamente il respiro ritorna normale. “Tempo di crepare,
Brian!” B:
“Sì, grazie.” Poi aggiungo: “Senza pietà, Dan.” D: “Non ne avrò.” B:
“Grazie anche di questo.” D: Mi alzo. Con il piede ti volto sulla
schiena. Guardo il tuo grosso cazzo, che tra poco taglierò. B:
Anch’io guardo il tuo cazzo, che mi è entrato in culo. Guardo le tue mani,
che mi castreranno. Una parte di me vorrebbe evitare questo oltraggio, vorrei
chiederti di uccidermi prima di castrarmi, ma sarebbe una vergogna. D: Afferro con la sinistra il tuo cazzo e
i coglioni. Sei un vero maschio, ma io ti ho fottuto e tra poco non sarai più
un maschio. B:
Ti guardo e sorrido. Il mio cuore batte all’impazzata, mentre tu prendi il
coltello e lo avvicini. D: Stringo con forza il mio trofeo e con
la destra incomincio a tagliare. B:
Il dolore è una serie di lampi accecanti. Vorrei fermarti, ma non dico nulla.
Tu sei il maschio, che mi ha vinto, fottuto e ora mi castra. D: Taglio guardandoti negli occhi. Leggo
il tuo dolore, la tua umiliazione. È quanto volevi. B:
Hai finito. A fatica mormoro: “Grazie!” D: Annuisco. Mi alzo e ti guardo. Il
guerriero che ho battuto, inculato, castrato. Mi chino e ti avvicino alla
bocca il tuo cazzo e i tuoi coglioni B:
Apro la bocca ad accogliere la mia virilità. D: Spingo il mio trofeo dentro la tua
bocca. “Ecco, ora hai di nuovo cazzo e coglioni!” Rido. Guardo la tua testa,
che tra poco taglierò, con i genitali che sporgono dalla bocca. Rido di
nuovo. “Piscerò sulla tua testa ogni mattina, Brian. Comincio ora, che non è
ancora staccata.” B:
Il getto di piscio mi prende in pieno in faccia. La morte non è più lontana. D: Quando ho finito di pisciare, ti volto
sulla pancia con un calcio. Divarico le gambe e osservo il buco del culo.
Prendo la tua spada. B:
Ora, siamo alla fine. Ora. Sento la punta premere contro il buco del culo. D: Spingo con decisione, forzando la
resistenza della carne. “Prima il mio cazzo, poi la tua spada.” B:
Il dolore è atroce, ma ormai siamo alla fine. D: Spingo fino in fondo, finché l’elsa
della spada tocca il tuo culo. Vedo il fremito del tuo corpo, gli spasimi
dell’agonia. È bello. Mi accorgo che il cazzo mi si sta tendendo di nuovo. Mi
succede spesso quando uccido. Ora sono venuto da poco, ma ucciderti mi
eccita. B:
Sprofondo in un vortice di dolore. D: Mi alzo e nuovamente ti volto con un
calcio. B: Ti guardo. Forte, trionfante, il cazzo che ti si sta tendendo. Sei un vero guerriero. Sono contento che sia stato tu a uccidermi. D: Ti guardo. Il cazzo e i coglioni in
bocca, le due ferite al ventre, la spada in culo. Manca solo l’ultimo
sfregio. Metto i piedi al lato del tuo petto e mi accovaccio. B:
Pensavo che mi avresti decapitato prima di cagare sul mio corpo, ma non mi
risparmi nulla. D: La merda scende sul tuo torace. Mi
alzo. Sorrido, con la mano ne spargo un po’ sul tuo ventre e sulla tua bocca. B: Chiudo gli occhi. Vorrei che tu mi uccidessi. D: In piedi su di te incomincio ad
accarezzarmi il cazzo. B:
La morte non viene. Apro gli occhi e vedo che ti stai facendo una sega. D: Sorrido. “Hai gustato il mio piscio e
la mia merda. Ora gusta il mio sborro, quello che hai anche in culo!” B: Ti guardo. Guardo la tua mano che ti porta al piacere, lo schizzo che scende sulla mia faccia. D: “Tempo di crepare, Brian.” B: Non desidero altro. D: Prendo la mia spada e la calo con
forza sul tuo collo. B: Un ultimo lampo di dolore, poi il nulla. D: Metterò la tua testa su un palo
davanti alla mia casa. B: Ciò che desideravo.
V D: Allora, il pozzo della morte? B:
Sì, va benissimo. D: Sono nudo e saldamente legato: le
corde mi bloccano le caviglie, i polsi, le braccia. Posso appena muovere le
gambe. La porta della cella si apre. Entrano sei uomini. Due hanno una
torcia. B:
Gli uomini ti sollevano, afferrando le corde. “Merda, se pesa!” Un altro ride
e risponde: “È il cazzo che pesa, hai visto che roba?” Ridono tutti. D: Scendiamo una scala e mi depongono
accanto a una botola. Mi passano una corda sotto le ascelle, aprono la botola
e mi calano. B:
Senti quasi subito il pavimento sotto i tuoi piedi: la cella che chiamano il
pozzo è bassa. D: L’odore di merda mi toglie il fiato.
Non vedo nulla: non è completamente buio, perché non hanno ancora chiuso la
botola da cui mi hanno calato, ma per i miei occhi l’oscurità è totale. B:
Ti accorgi che stanno ritirando la corda con cui ti hanno calato. Poi
chiudono la botola. D: Mi appoggio alla parete con la
schiena, poi mi metto a sedere. Morirò qui, affogato nella merda. Non è la
morte di un guerriero. B:
Senti un rumore poco lontano. D: Che cosa può essere? Qualche animale?
Ratti? B:
Una luce si accende, prima debole, poi più luminosa. D: “Che cazzo…?” B:
Mi vedi che mi avvicino, una torcia in una mano, due pugnali nell’altra. D: “Brian? Che cazzo fai qui? Non puoi
liberarmi.” B:
“No, lo so. Non sono venuto a liberarti: non è possibile. Sono venuto a darti
la possibilità di morire in un modo più degno di un guerriero e a ricevere il
tuo ultimo insegnamento.” D: “Come hai fatto a entrare?” B:
“Ho corrotto una guardia. Nella notte mi ha aiutato a calarmi e poi ha
richiuso il pozzo.” Mentre ti rispondo, appoggio la torcia alla parete. D: “Venendo a morire! Non c’è modo di
uscire di qui. O pensi che sia possibile nuotare nella merda, seguendo il
canale?” B:
“No, oltre questo spazio la volta del canale si abbassa e non c’è modo di
tenere la testa fuori e respirare.” Poso un pugnale e con l’altro incomincio
a recidere le corde che ti legano. D: “Morirai anche tu!” B:
“Esatto.” Proseguo a tagliare. È una lama affilata e, per quanto le corde
siano robuste, le recido facilmente. D: Mi hai liberato le braccia. Mi
massaggio i polsi. Tu hai finito di tagliare e ti siedi di fianco a me. B:
“Non ci vorrà molto prima che la merda riempia la cella, ma abbiamo un po’ di
tempo.” D: “Perché venire a morire? Che senso
ha?” B:
“Te l’ho detto: volevo permetterti di morire da guerriero e ricevere il tuo
ultimo insegnamento.” D: “Il mio ultimo insegnamento? Non
capisco, Brian.” B:
“Mi hai insegnato molte cose, Dan. Ero un guerriero esperto, quando ci siamo
incontrati. Prima di conoscerti pensavo che uccidere fosse il piacere più
grande. E poi c’era fottere.” D: “Su questo siamo sempre stati
d’accordo.” B:
“Ma tu mi hai fatto scoprire che essere fottuti da un maschio vigoroso è
meglio di fottere, che il dolore è piacere, che l’umiliazione è gloria.” D: “Non ti ho insegnato questo, non è
così per me. Sono cose che ti portavi dentro tu.” B:
“Sì, lo so. Da buon maestro hai saputo tirare fuori ciò che c’era in me. E
ora sono qui per l’ultimo insegnamento.” D: “E sarebbe?” B:
“Che essere ucciso è meglio di uccidere.” D: Scuoto la testa. Non è così per me, ma
ormai ti conosco e so che per te è così. O almeno lo pensi. “Vuoi che ti
uccida?” B:
“Ci batteremo in duello. Uno di noi due conoscerà una morte degna di un
guerriero: essere ucciso da un altro guerriero.” Sorrido e aggiungo: “Tu sei
il migliore guerriero e sarai tu a uccidermi, lo so, anche se mi batterò
lealmente.” D: “E poi potrò darmi la morte con il
pugnale.” Mi pesa sapere che tu muori perché io possa morire con dignità, ma
so che in fondo lo desideri. Prendo uno dei due pugnali che hai poggiato tra
di noi. “E questa lama darà la morte a entrambi.” B:
“Sì, anche se...” Mi interrompo. D: ”Dimmi Brian, ormai non ha più senso
tacere.” B:
Guardo la parete opposta del pozzo. Poi parlo: “Può darsi che tu mi uccida
nel duello, colpendomi al cuore. In quel caso fotterai il mio cadavere. Se
invece i tuoi colpi non saranno mortali, non subito, allora so che mi
fotterai e poi, per finirmi… fallo con le mani.” D: “Se è quello che vuoi, per me va bene.
Uccidere un forte guerriero, fotterlo e poi darmi una morte onorevole… Ti
ringrazio di questo, Brian. E il tuo premio è essere colpito, fottuto,
strangolato.” B:
“È quello che desidero, Dan. D: “Farò quello che mi chiedi. Ma tu combatti
davvero.” B:
“Lo farò. Ed è bene che incominciamo: hanno chiuso la fogna e il liquame tra
poco uscirà dal canale. Non abbiamo molto tempo.” D: “Tempo di uccidere, fottere, morire.” B:
Penso che è tempo di essere colpito, essere fottuto, essere ucciso. E so che
è quello che desidero. Prendo un pugnale e mi alzo. Ho il cazzo duro, come
anche tu. D: Mi alzo. Mi metto in posizione. Sotto
il piede sento il pavimento bagnato: il liquame sta debordando. “Merda!” B:
“Cresce in fretta, ma prima che riempia la cella, sarà tutto concluso.” D: Annuisco. Mi metto in posizione. Tu mi
sorridi. B:
“Grazie di tutto, Dan.” D: Muori per me e mi ringrazi. Ma so che
è quello che vuoi. “Senza pietà, Brian: è un duello, non un’esecuzione.” B:
“Senza pietà, Dan.” Attacco. Tu schivi il colpo e a tua volta avanzi,
cercando di colpirmi, ma mi sottraggo. D: Per poco non sono scivolato sul
pavimento, ormai coperto da uno strato di liquame. Sale davvero rapidamente.
“Merda!” B:
Attacco ancora e nuovamente schivi il colpo e contrattacchi. Non abbiamo
molto spazio per muoverci e la merda rende scivoloso il pavimento. D: Attacco ancora, cercando di colpirti
al petto. Tu scansi il colpo e riesci a
ferirmi al braccio. È un taglio superficiale. B:
“Bada, Dan. Potresti finire inculato.” Rido. D: Ghigno. “Non ci contare.” Mi rendo
conto che la merda cresce in fretta. Pensavo che avessimo più tempo. Forse
hanno aperto un canale laterale che aumenta la portata di questo. Ormai
arriva a metà polpaccio e rallenta i movimenti. B:
Ti guardo. Penso che sei bellissimo, il tuo grosso cazzo teso verso l’alto,
il pugnale nella mano. Attacco, ma scivolo e tu mi colpisci al ventre. D: È bellissimo sentire la tua carne
aprirsi. Estraggo la lama e la immergo nuovamente. Lo faccio ancora una terza
volta. B:
Il dolore è atroce. Il pugnale mi cade dalla mano. Sto morendo. Era quello
che desideravo. “Grazie, Dan!” Non riesco a stare in piedi. Scivolo in
ginocchio, nel liquame, ma tu mi afferri sollevandomi. D: Ti spingo contro la parete. Mi metto
il pugnale tra i denti, appoggio le mani sul tuo culo, sporco di merda, e
divarico le natiche. Avvicino il cazzo al buco e ti infilzo. B:
Sussulto. Il dolore è violento. Mi appoggio alla parete. Colpito e fottuto
dal più forte dei guerrieri. D: Ti fotto con grande piacere. L’ultima
volta che ti fotto, l’ultima volta che fotto. B:
Solo il tuo corpo che preme sul mio e il tuo cazzo dentro di me mi
impediscono di scivolare lungo la parete. Il liquame sale ancora, mentre tu
mi fotti con l’energia che ti distingue. D: L’ultimo piacere, prima di morire. No,
l’ultimo piacere sarà finirti. Spingo con violenza. So di farti male, ma so
che desideri anche questo. B:
Sono ancora lucido, anche se a tratti la mia mente vacilla. Sento la scarica
in culo, il tuo sborro che mi riempie le viscere. “Grazie, Dan.” D: Mi ringrazi per averti colpito, mi
ringrazi per averti fottuto. B:
Attendo che tu mi finisca. D: Passo una mano davanti e ti afferro il
cazzo e i coglioni in una morsa. Il cazzo è mezzo duro. B:
Una vertigine mi prende. “Fallo, Dan!” D: Non capisco che cosa vuoi. Stringo i
coglioni, mentre il tuo cazzo si irrigidisce e il liquame ormai tocca la mia
mano. B:
“Fallo!” D: Vuoi che io ti finisca. Va bene. Mi
hai chiesto di farlo con le mani. Lascio i tuoi coglioni e le stringo intorno
al tuo collo. B:
“Perché non l’hai fatto?” D: “Che cosa vuoi, Brian?” B:
“Non sono più un uomo. Castrami!” D: Sono allibito. Non mi aspettavo la tua
richiesta. Mi sembra follia. Esito. B:
“Il maschio sei tu, Dan!” D: Afferro il pugnale con la destra. La
sinistra scende a stringerti il cazzo e i coglioni in una morsa. Sono immersi
nel liquame, ormai. “Brian… sei sicuro?” B:
“Fallo, Dan!” D: Avvicino la lama e recido. Tu emetti
un grido, che poi si spegne in un lamento. B:
“Grazie, Dan.” D: Lascio che il cazzo e i coglioni
recisi scivolino nel liquame che ormai mi arriva al ventre. Mi rimetto il
pugnale in bocca, anche se è sporco. B:
Non mi sostieni e io scivolo lungo la parete, in ginocchio. D: Ti afferro per il collo e ti volto
verso di me. Guardo la tua testa che
emerge appena dal liquame. B:
Ti guardo. Il mio assassino. Sorrido. D: Stringo con le mani, lentamente. B:
Non riesco più a respirare, un fuoco brucia nei miei polmoni. D: Stringo più forte. Il tuo sguardo si
spegne, il tuo corpo è inerte. Lo lascio sprofondare nella merda. B:
Il liquame riempie la mia bocca, ancora aperta nell’ultimo tentativo di far
entrare aria. D: Prendo il pugnale e mi appoggio alla
parete. Guardo la torcia. Sorrido. Vibro un colpo con decisione. B:
La lama ti spacca il cuore. Il tuo corpo rimane contro la parete. D: Il liquame lo sommerge lentamente. B:
Quando riaprono il canale, i nostri due cadaveri vengono trascinati via. |