Ken lo Sciacallo X – Lo sceriffo di Redstone
Seduto
davanti al Diablo Loco, Ken si chiede che cazzo
vuole dirgli quel bastardo. Lo ha fatto chiamare da uno dei suoi uomini, che
non gli ha detto il motivo. Se fosse stato qualcun altro a convocarlo, Ken
non si sarebbe mosso: se vogliono parlargli, alzino il culo dalla sedia e
vengano da lui. Ma a Boca Caliente
è il Diablo che comanda ed è inutile irritarlo. - Bene, Ken. So che accetti di
fare qualche lavoretto per altri. Ken annuisce. - Sì, se c’è da guadagnare bene. Il Diablo
ghigna. - Sì, c’è da guadagnare bene,
senz’altro. Pago sempre bene chi lavora per me. Ken lo guarda e sogghigna anche
lui: - Se paghi bene, significa che è
un lavoro di merda. La risata del Diablo è fragorosa. - Vedo che hai capito, Ken! A Ken i soldi fanno comodo. E
poi vuole guadagnarsi la fiducia del Diablo, per
poterlo fottere e saldare un vecchio conto. - Dimmi che cazzo vuoi che
faccia. Il sorriso del Diablo svanisce. - Un lavoro semplice semplice: fare secco un tizio. - E chi è costui? - Si chiama Ernest Malone. Vive
in Colorado. - In Colorado? Cazzo! Per
raggiungere il Colorado devo farne di strada e la mia testa ha un certo
valore negli Stati Uniti… - Certo, che cosa pretendi, se
vai in giro a fare secchi gli sceriffi? - Erano loro che volevano fare
secco me. Il Diablo
scuote la testa. Deve essere maledettamente bene informato. - Non sempre, ma non ha
importanza. Ernest Malone è uno che non tiene fede ai patti. Se lo ammazzi
sono duemila dollari. - Duemila dollari non sono molti
per rischiare di finire con una corda al collo. - È quanto ti offro. Ken annuisce. - Sentiamo un po’. Il Diablo
non conosce il luogo esatto in cui si nasconde Malone, ricercato dalle forze
dell’ordine, perché è un fuorilegge, e da altri banditi, perché è un
traditore: sono in molti a volergli fare la pelle. Per trovarlo Ken deve
andare in Arizona, a Redstone, e contattare tre
uomini che in passato hanno lavorato per il Diablo
e che conoscono gli spostamenti di Ernest Malone. I tre potranno dirgli come
raggiungere quel bastardo, ma farlo secco è compito di Ken. Ken accetta. Tornato al saloon dove alloggia,
Ken chiede a Hugh se vuole accompagnarlo: in una spedizione del genere, che
richiederà parecchi giorni e presenta diversi rischi, è meglio essere in due,
anche se questo significa dividere il guadagno. Hugh non si fa pregare: ha
anche lui bisogno di soldi. Se la spedizione riesce, guadagneranno un po’
d’oro, altrimenti avranno un po’ di piombo o una bella corda al collo. Partono il giorno dopo.
Attraversano il confine di notte e negli Stati Uniti cercano di evitare le
piste troppo battute e i paesi. Il secondo giorno arrivano a Redstone e sono costretti a entrare nella cittadina per
trovare i tre uomini del Diablo. Ne contattano uno,
che fa il sellaio, e poi si dirigono verso la vecchia miniera, dove si
incontreranno con gli altri per avere tutte le informazioni necessarie. In
città è meglio rimanere il meno possibile. * Max ascolta le notizie che gli
porta Dan, il suo vice. Ken lo Sciacallo è da quelle parti. Non lo hanno mai
visto, ma sanno chi è: quel figlio di puttana ha ammazzato uno sceriffo ed il
suo vice, a Santa Teresa. E faceva parte della banda del Diablo,
che ha fatto fuori Douglas Storm, un altro collega
di Max. Spara bene, Ken, dicono che sia uno dei migliori tiratori: non sarà
un’impresa facile catturarlo. Max non vede l’ora di mettere le
mani su quel fottuto bastardo. Dicevano che era in Messico, ma lo hanno visto
in paese poche ore fa. Uno dei mandriani di Josseter
lo ha riconosciuto e lo ha raccontato a Dan. - Ted dice che si è diretto
verso la vecchia miniera. - Va bene, andiamoci anche noi. - Cerchiamo qualcun altro? - No, non abbiamo tempo. Non possiamo
dargli troppo vantaggio. Se li becchiamo di sorpresa, li fottiamo prima che
se ne accorgano. La miniera è a un’ora da Redstone. Quando arrivano nei pressi, Max e Dan lasciano
la strada e guidano i cavalli sul fianco della collina. Infine scendono e
legano gli animali a due alberi. Si muovono a piedi, fino a che sono in vista
dell’ingresso della miniera. Ci sono cinque cavalli fermi
vicino alle due baracche. - Merda! Cinque cavalli. Ted ha
parlato di due uomini. - Da dove cazzo saltano fuori
gli altri? - Sarà dura in due. Non avrebbero dovuto venire solo
loro due, ma ormai è tardi. - Facciamo un giro esplorativo.
Io vado di là, tu da quella parte. Vediamo qual è la situazione, poi ci
ritroviamo qui tra venti minuti e decidiamo il da farsi. Va bene? Dan e Max si dividono. Dan si
muove con cautela, cercando di rimanere sempre al coperto. Non c’è nessun
segno di vita fuori dalle due baracche: gli uomini saranno tutti dentro? E se
invece fossero fuori? In questo caso potrebbe trovarseli di fronte da un
momento all’altro. Dan si spinge fin quasi alla
strada. Nessuno in vista. Solo i cavalli legati davanti agli edifici. Dan
torna al punto di partenza. Max non è ancora arrivato. Dan aspetta. Passano i minuti.
Dove cazzo è Max? E mentre lo pensa dal capanno
esce lo Sciacallo, con un braccio intorno al collo di Max e la pistola
puntata alla tempia dello sceriffo. Max ha un taglio sulla fronte e dal
labbro gli cola un po’ di sangue. Lo Sciacallo urla, guardando in
avanti: - Molla le pistole, stronzo, e
vieni giù, o faccio secco il tuo amico. Hanno beccato Max! E sanno che
lui è nascosto da qualche parte. Impossibile che Max gli abbia detto che c’è
anche lui. Probabilmente c’era un uomo di guardia che li ha visti arrivare e
sono riusciti a sorprendere Max. Oppure hanno visto i cavalli. Dan sa che non c’è più niente da
fare. Non sanno esattamente dov’è lui: lo Sciacallo non guarda proprio nella
sua direzione, ma con lo sguardo percorre tutto il fianco della collina. Ma
sanno che c’è, probabilmente a quest’ora avranno trovato anche i cavalli. Dan
non può tornare al paese a chiedere aiuto. Può giocare a nascondino: lasciare
che ammazzino Max e poi aspettare che ammazzino anche lui. Loro sono in
cinque e lui è da solo. Se potesse almeno vendicare Max, allora forse non
cederebbe, ma non è possibile. Ed allora tanto vale crepare insieme a Max.
Perché quei fottuti maiali li uccideranno tutti e due, questo è evidente. - Va bene, figlio di puttana,
ecco le pistole. Dan butta a terra, oltre la
roccia, le due pistole. Adesso Ken guarda nella sua direzione, anche se Dan è
ancora nascosto tra i massi. - Bene, stronzo, ora esci con le
mani bene alzate. Dan alza le braccia ed esce. Ken sorride, senza smettere di
tenere la canna della pistola puntata contro la tempia di Max. Due dei suoi
uomini si avvicinano a Dan. - Abbassa pure le braccia,
stronzo. Dan obbedisce ed i due uomini lo
prendono e gli legano le mani dietro la schiena. Dan li lascia fare,
indifferente. Guarda Max e gli sorride. È un ampio sorriso, che vuole dire
mille cose: che sa benissimo che stanno per crepare tutti e due e che va bene
così, che non ha importanza, perché sono insieme. Max annuisce. - Portateli nella cantina, che
prima di dargli quello che si meritano, ci divertiamo un po’. Questo qui ha
un bel culo. Ken scoppia in una risata
fragorosa e spinge Max verso i suoi uomini, che lo prendono per le braccia e
lo trascinano verso la fattoria. Aprono una botola nel pavimento, infilano
una scala a pioli e fanno cenno a Max di scendere, dopo avergli slegato le mani.
Dentro non si vede quasi nulla. Max si cala. Intanto uno degli uomini slega
Dan, che scende anche lui. Poi i banditi tolgono la scala e
chiudono la botola. Il locale piomba nel buio più completo. Sono in piedi in una stanza
sotterranea, in cui non possono vedere niente. Ma anche se vedessero, non
cambierebbe nulla. - Mi spiace, Dan. È stata colpa
mia. Erano fuori e mi sono saltati addosso prima che mi accorgessi di loro.
Mi sono lasciato sorprendere come un coglione. - Non dire cazzate, Max. È
semplicemente arrivato la nostra ora. Adesso un’ultima scopata e poi via. Max china la testa. - Anche farmi inculare da quei
pezzi di merda… Dan ride: - Dicono che il Coyote ce l’ha
come un cavallo, magari ti diverti… Max lo interrompe, rabbioso: - Cazzo, Dan! Mi hai preso per
una troia? - Scusa, Max, non è questo. Ma
non c’è via d’uscita ed allora inutile farsi il sangue amaro. Sapevamo
benissimo tutti e due che a fare il nostro lavoro, in questi posti, prima o
poi ci lasciavamo le penne. A me va bene crepare insieme a te, è l’unica cosa
che davvero m’importa. E se il Coyote vorrà divertirsi un po’ con la pistola,
come fa di solito, non mi spaventa: non è un brutto modo di morire. Meglio
che essere colpiti alla schiena. Voglio sentire la mia morte, vederla arrivare. - Sì, ma in culo me lo becco io. C’è ancora un’ombra di
irritazione nella voce di Max, ma solo più un’ombra. Nel buio Dan cerca la faccia di
Max con la mano e gliela accarezza con la sua mano ruvida. - Max, la verità è che l’idea di
vederti inculare da quei bastardi da una parte mi fa vedere rosso, dall’altra
mi piace. Tutto ciò che ha a che fare con il tuo culo mi piace, anche
guardare un altro che se lo prende. Ti fa incazzare? - No, non ti capisco, ma non mi
fa incazzare. - Non ti piacerebbe vedermi mentre
scopo qualcun altro? - Mi incazzerei a morte. Ma
forse mi verrebbe duro, sì, ho capito quello che intendi. Dan sorride, anche se nel buio
Max non può vederlo. - Direi che mentre aspettiamo la
nostra razione di piombo, potremmo darci da fare. Che ne dici se preparo la
strada per quelli? Ce l’ho già duro. Max annuisce e dice: - Sì, ne ho voglia anch’io. Si china e cerca con la mano il
cazzo di Dan. È duro come la canna di una pistola. Max lo prende in bocca ed
incomincia ad accarezzarlo con la lingua. Quante volte lo ha fatto! Questa
sarà l’ultima. Dan sente il piacere che sale,
mentre la bocca di Max gli avvolge il cazzo in una carezza umida. Cazzo! Che
bello! - Ora basta, voglio venirti in culo,
non in bocca. Stenditi, ma attenzione, cerchiamo di capire com’è il
pavimento. Sul pavimento, di terra battuta,
non sembrano esserci oggetti. Si spogliano entrambi e stendono le camicie sul
pavimento. Con cautela Max si stende a pancia in giù. Dan si mette su di lui.
Gli afferra il culo con le mani, stringendo forte. Passa la lingua sul solco,
accarezzando il buco del culo, poi spinge la lingua dentro. Lecca il solco e
il buco a lungo e Max geme. Poi Dan si inumidisce il cazzo e lo avvicina al
buco del culo di Max. Con cautela lo spinge dentro, fino a che la sua arma
formidabile scompare interamente nel culo dello sceriffo. Dan incomincia a spingere. Va
avanti a lungo. È la loro ultima scopata e Dan non ha fretta di venire. - Dan… Dan risponde, senza fermare il
movimento. - Sì? Max esita un attimo: - Fallo tu, Dan. Dan si ferma. Ha capito, ma
vuole essere sicuro. - Max, vuoi che… - Prima di venire, strozzami.
Poi vienimi dentro. Non voglio che mi inculino quelli, voglio morire con il
tuo cazzo in culo. Dan annuisce, nel buio, poi
trova la voce: - Va bene, Max. - Dan, non ti spiace? Voglio
dire, mi rompe lasciarti solo, quelli si vendicheranno. - Max, faranno quello che
vogliono, non è che se tu glielo succhi e gli fai i complimenti, ci trattano
meglio. - Non ti importa, Dan, non ti
importa davvero? - Va bene così. So che tra non
molto sarò morto anch’io ed allora se è quello che vuoi, posso ammazzarti. Dan riprende a spingere. Max emette un gemito, poi dice: - Allora fallo quando vengo.
Stringi non appena mi senti venire. - Va bene, Max. Quando vieni.
Farò in fretta, non soffrirai molto. Max esita, strane idee frullano
per la sua testa. Dan sta continuando a spingere, avanti e indietro, possente
e infaticabile come sempre. - Dan, mi piacerebbe… Max si interrompe. - Dimmi quello che desideri.
Voglio farlo come lo vuoi tu. - Non occorre che tu faccia in fretta… Incomincia a stringere quando vengo io, ma
stringi a fondo solo quando mi vieni in culo. Voglio sentirti sborrare nel
mio culo prima di crepare. Dan si è di nuovo fermato. - Max, ti farà un male cane.
Possono passare parecchi minuti in cui respirerai a fatica. - Voglio anch’io sentire la mia
morte. - Va bene. Dan riprende il suo movimento.
Max conosce l’energia di Dan: può darci dentro per un’ora. Il piacere cresce in Max e a un
certo punto Dan lo sente gemere, un gemito di piacere incontenibile. Ed
allora mormora: - Addio, Max. Poi le sue mani stringono il
collo di Max. Istintivamente Max muove le braccia, per fermare le mani di
Dan, ma poi si trattiene. Dan stringe e l’aria entra con
difficoltà. Per un momento per Max il piacere, violentissimo, del seme che si
sparge è più forte del dolore alla gola, poi la sofferenza cresce e si
dilata. Dan spinge con forza, ora, più
di quanto abbia mai fatto. In questi anni Dan ha sempre fatto attenzione a
non fare male a Max: ce l’ha grosso. Ma ora è inutile e la picca che scava a
fondo nelle viscere di Max non è meno dolorosa delle mani che stringono
saldamente il collo, senza bloccare completamente il respiro. Dan emette un verso, che è quasi
un grugnito, e Max sente che il culo gli si riempie dello sborro di Dan. Le
mani che gli stringono il collo diventano una morsa d’acciaio e tutto è
rapido. Vorrebbe ancora salutare Dan, ma non può più parlare e sprofonda nel
nulla. Dan rimane dentro Max. C’è un
dolore feroce che gli divora il cuore, ma sa che presto finirà. Ha fatto
quello che Max gli ha chiesto ed è contento di sapere che nessuno può più
fargli del male. Nessuno lo violenterà. Più tardi la botola si apre. La
scala a pioli viene calata. - Venite su. Dan si alza, togliendo il cazzo
dal culo di Max: è rimasto dentro di lui tutto il tempo. - Arrivo. Volta Max, lo bacia sulla bocca,
poi lo solleva e se lo mette su una spalla. Con un po’ di fatica, sale sulla
scala portando il cadavere di Max. Quando arriva alla botola ci
sono solo Ken e uno dei suoi uomini, che lo guardano, esterrefatti. - Cazzo! Lo hai… - Sì, l’ho fottuto e l’ho
ammazzato io. E tu non puoi più fare nessuna delle due cose. Ken lo guarda, a muso duro. - No, ma posso fottere ed
ammazzare te. Posalo a terra. Dan obbedisce. Perché non
dovrebbe? - Stenditi su di lui. Dan esegue. Con la pistola puntata, Ken si
sdraia su di lui, gli allarga il culo come lui ha fatto con Max e lo trapassa
come si infilza un pollo allo spiedo. Dan sussulta. Gli ha fatto un male cane
e ci manca poco che le spinte non gli strappino un urlo. Solo dopo un po’,
quando il suo culo si abitua a quella presenza estranea, il dolore si attenua
e la sensazione diventa piacevole. Ken ha una resistenza notevole e
ci dà dentro un bel po’. Poi viene, riempiendogli il culo di sborro, ed esce.
Hugh prende il suo posto. Anche
lui entra senza riguardi, ma la strada è già stata aperta, c’è una buona
quantità di sborro a lubrificare ed il piacere è assai più forte del dolore.
A Dan torna duro ed è bello sentirlo di nuovo duro, com’era dentro il culo di
Max. Quando anche Hugh ha finito, Dan
si alza. Il culo gli fa male, ma va bene. Sente che un po’ di sborro gli esce
dal culo e gli cola lungo la gamba. Ken si rivolge a Hugh: - Legagli il cazzo, Hugh. Non
voglio che gli si sgonfi. È un buon bersaglio. Mentre Hugh esegue l’ordine di
Ken, Dan ghigna. Non ha paura dell’orrore che lo attende. Ken gli indica con un cenno una
pala e gli dice: - Scava la fossa per tutti e
due. Potrebbero lasciarli lì, agli
avvoltoi, ma forse Ken non vuole che li trovino tanto presto. O semplicemente
vuole divertirsi a vederlo scavare sotto il sole cocente. A Dan non spiace.
Scava la fossa in cui lui e Max staranno insieme per sempre. Questo non è
male. Quando la fossa è abbastanza
profonda, Dan è gocciolante: il sudore scorre a rivoli, dal viso alla barba,
dal torace al ventre, fino al magnifico cazzo teso. Ken indica il cadavere di
Max: - Gettalo nella fossa. Dan prende il corpo e lo depone nella terra
scavata. - Metti le mani dietro la
schiena. Dan ubbidisce. Hugh si mette
dietro di lui, gli lega le mani e stringe la corda con forza, pizzicando la
pelle fino a che Dan sussulta. Le braccia sono ben bloccate, ora. Ken prende la stella dello
sceriffo. Ghigna mentre si avvicina a Dan, ma Dan non fa una piega. Sa
benissimo che cosa lo aspetta Ken avvicina la punta del
distintivo al capezzolo destro di Dan e la infila nella pelle, poi spinge con
decisione. La faccia di Dan non cambia espressione. La punta esce e Ken ferma
la chiusura. Un sottile rivolo di sangue cola dalle due piccole ferite. - Eccolo qui, il nuovo sceriffo.
Ne ho già fatti fuori diversi, sai. Dan guarda il corpo di Max. Di
Ken non gliene potrebbe fregare di meno, dell’agonia che l’attende neppure. Ken guarda quest’uomo
impassibile. Ha uno scatto di rabbia: l’indifferenza di Dan gli dà fastidio.
Gli sputa in faccia. Guarda lo sputo che scivola lungo la guancia di Dan. Poi
si volta e fa quattro passi. Si gira di nuovo verso Dan ed estrae la pistola.
Guarda il grosso corpo peloso che sta per sconciare con i proiettili, guarda
il cazzo da toro, duro come una pietra. Ghigna. - Mettigli una benda! Hugh prende il fazzoletto che
porta intorno al collo e benda Dan. Dan non può vedere niente. Solo
aspettare. Arretra di un passo, fino a che
sente la parete del fienile contro la schiena. Bene, ora è pronto. Non può fare altro che aspettare
la prima pallottola, che darà inizio alla sua morte. Sta per crepare, ma è
eccitato. Non vede nulla. Sente che gli uomini si muovono. Poi c’è silenzio.
Un cavallo scalcia. Di nuovo silenzio. Dan sorride. Sta sudando, come un
maiale. Niente di strano, ha sempre sudato parecchio, ha scavato la fossa e
c’è un caldo fottuto. Sente le gocce di sudore che gli colano sul ventre,
perdendosi tra il vello piuttosto fitto. Tra poco altri rivoli scenderanno,
di sangue, del suo sangue. Ken non si muove. Ci sa fare. Forse lo diverte
l’idea di vederlo lì grondante sudore, il grande cazzo duro, ad aspettare i
suoi colpi. Dan desidera quei colpi, li desidera perché lì vicino che il
cadavere di Max. E allora l’unica cosa che vuole sono quei colpi. Max ha
ancora il suo sborro in culo. Poi li getteranno nella fossa insieme, Max con
il suo sborro in culo e lui con il loro sborro e le loro pallottole dentro,
anche questo è una buona cosa. Quest’attesa è interminabile, ma
va bene così. Non si sente nulla, ora, nessun rumore, non c’è vento, non c’è
movimento, il toro ogni tanto sbuffa. L’odore di sudore, intenso, che sale
dal suo corpo. Quei due non si muovono, ci sanno fare. Un’attesa
interminabile, l’attesa dei colpi, dello squarcio, del dolore. Lì a sudare
contro la parete, il cazzo duro. Dalla fronte il sudore che cola inzuppa il
fazzoletto che ha sugli occhi. È in un bagno di sudore ora, sudore e… Il rumore ed il colpo gli
arrivano insieme. Un rumore che nel silenzio di quell’ora sembra fortissimo
ed un urto violento al basso ventre, sulla destra, che gli scava le viscere e
gli fa spalancare la bocca alla ricerca di aria. Sente il sangue che gli cola
sul ventre e sulla gamba. Sente la morsa del dolore. Un colpo laterale, un
buon assaggio di quello che seguirà. È ancora forte, le gambe reggono, non ha
bisogno di appoggiarsi. Non si aspetta il secondo colpo.
Arriva in fretta, più in fretta di quello che ha previsto. Molto più in alto,
allo stomaco, che si riempie di sangue. Il dolore è più violento e Dan fa
fatica a non urlare. Si domina e richiude la bocca. E poi si chiede perché
non deve urlare. Per non dare soddisfazione a quei due bastardi? Se ne ha
voglia, può urlare il dolore che ora brucia in due punti del suo corpo, che
gli dà fitte sempre più violente, che sembra ingigantirsi ad ogni secondo.
Perché non urlare? Dignità? Se l’è preso in culo ed adesso lo maciullano.
Cazzate. Non reprimerà i suoi urli, quel silenzio assurdo, rotto soltanto
dagli spari o dal nitrito di un cavallo, che gli spari infastidiscono, può
spezzarsi. Può urlare, finché ha fiato, urlerà, quando… Urla, urla con tutte le sue
forze. - Aaaaaaaaaaaaaah!
Ah! Ah! Ah, Ah, Ah! L’urlo si spezza in una serie di
gemiti strozzati, perché il colpo che gli ha trapassato l’ombelico ha
moltiplicato il dolore, unendo le fiamme che gli ardevano nel ventre a quelle
che gli divoravano lo stomaco. Ora le sue viscere sono un unico grande fuoco
che brucia. Si rende conto che si è piegato in due per il dolore e con fatica
si raddrizza, per offrire ai colpi tutto se stesso. Boccheggia, ma poi riesce
a recuperare il fiato ed allora urla di nuovo. - Aaaaaaaaaah!
Aaaaaaaaaah! Il sangue gli cola sul cazzo, il
sangue gli cola sulle gambe, il sangue arriva a terra. Non riesce a reggere.
Si appoggia alla parete. Deve farcela. Non vuole cedere. - Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaah! Urla prima di rendersi conto che
sta gridando per il dolore del quarto colpo, che è arrivato in basso, di
fianco al cazzo, e gli deve aver perforato la vescica. Sangue e piscio
colano, inondandogli il cazzo e le gambe. Sente che le forze gli mancano. Si
appoggia alla parete e cerca di respirare a fondo. Solo ora si rende conto
che il buco del culo si contrae in una serie di spasimi e ne esce un po’ di
merda, mista allo sborro dei suoi assassini. I due colpi successivi sono in
immediata successione ed entrambi prendono l’intestino, a destra ed a
sinistra dell’ombelico. Non urla. Non ha più fiato per urlare. La bocca gli
si spalanca e poi si richiude, mentre l’incendio gli devasta le budella. Ora ha sei buchi in pancia, tra
non molto raggiungerà Max. Cerca di pensare, per arginare il dolore che
straripa, inonda tutto il suo corpo, sale verso i polmoni e la gola, scende
verso le gambe, gli riempie il culo, spingendo fuori la merda e lo sborro dei
suoi assassini. È dolore puro. Avverte che uno dei due deve
essersi avvicinato e si tende. Non succede niente. L’uomo è vicinissimo, ne
avverte la presenza, anche se non saprebbe dire come. Non lo vede, non lo
sente, non sente più nulla. Solo la sensazione del sangue sulla pelle, della
merda tra le gambe. Ed il dolore, il dolore senza limiti… Il settimo colpo risuona
vicinissimo, assordandolo, e gli spappola il coglione destro. Gli insegna che
il dolore può ancora crescere. Si piega in due in avanti, emettendo un
muggito da toro macellato, mentre la bocca si spalanca. Quasi cade in avanti,
ma con uno sforzo di volontà si rimette in piedi, appoggiato al muro. Quanto
ancora riuscirà a reggere? L’ottavo colpo arriva quasi
subito, polverizzando l’altro coglione. Non riesce ad urlare il suo dolore.
Di nuovo quel verso strozzato da animale macellato, di nuovo la difficoltà a
reggere, di nuovo solo la volontà a sostenerlo. Sente la canna contro il cazzo,
alla cappella. E l’altra canna contro il cazzo, alla base. Ora l’attesa.
Quale delle due sparerà per prima? Quale colpo ingigantirà ancora il dolore
che gli cresce dentro, che si decuplica, si centuplica, si moltiplica ad ogni
colpo, come se non ci fossero limiti per il dolore? Il colpo alla base del cazzo
arriva un attimo prima, ma solo un attimo. Fa fatica a distinguere i due
dolori inumani. Si lascia cadere in ginocchio e appoggia il culo sulle gambe.
Scivola con la testa in avanti, fino a che tocca il suolo. - Cazzo, è pieno di merda! Le parole gli arrivano da
lontano, mentre dalla bocca esce il sangue accumulato nello stomaco. Sente che una canna gli entra in
culo e poi un nuovo dolore esplode nelle sue viscere. Non si accorge del
momento in cui la canna esce, perché il dolore che gli sale dal culo cancella
ogni altra sensazione. Avverte l’ingresso di una nuova canna ed il secondo colpo.
Gli sembra che il buio diventi più fitto ed i dolori arretrino, lasciandolo
in un limbo in cui ogni sofferenza è presente, ma sullo sfondo. Gli stanno sciogliendo le mani.
Poi con un calcio lo fanno finire a terra e con un altro lo rivoltano sulla
schiena. Sente lontanissimo qualcuno che
parla: - Cazzo, respira ancora!. - Creperà nella fossa. Un nuovo calcio lo volta a
faccia in giù. Quando lo afferrano per le
caviglie ed incominciano a trascinarlo verso la fossa, il dolore sale
nuovamente dal ventre e dal cazzo, strusciati sul terreno. Un nuovo calcio lo
fa rotolare. Tutto diventa confuso, ma Dan sa che sta crepando sul cadavere
di Max. Sente la terra che i suoi
assassini spingono su di lui. Il fiato gli manca. Alza ancora la testa per
respirare, cercando di sollevarla oltre lo strato di terra che si accumula,
ma Ken prende la pistola e spara. Il proiettile penetra nella nuca di Dan,
che ricade immobile. Ken ce l’ha duro, come sempre. E
Hugh gli sta fissando il cazzo. Ken scoppia a ridere. - Dai, muoviti a succhiarmelo. Hugh si inginocchia davanti a
lui. Dopo lo vuole sentire in culo.
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